Perché per la maggior
parte del tempo ci sentiamo come se non avessimo il controllo delle nostre
azioni, come se delle forze superiori alla nostra volontà decidessero per noi?
La risposta è: perché in effetti le cose stanno proprio così. Quando percepiamo
un’azione che compiamo come “è più forte di me” siamo completamente assoggettati
al “dialogo chimico” che avviene tra il nostro cervello e il resto del nostro corpo.
Questo, naturalmente, si ripercuote sul nostro comportamento e, quindi, sulla
nostra vita sociale; e se nella società in cui viviamo, come quella
contemporanea, risultano nefasti gli atteggiamenti impulsivi dati proprio da
questo “dialogo chimico”, non c’è da stupirsi se ci scopriamo a vederci “sbagliati” oppure che lo sia la società. Ma se tutto ciò è dettato
dalla chimica del nostro corpo, allora siamo condannati a un destino di
inadeguatezza e, quindi, di sofferenza esistenziale? No se comprendiamo il
funzionamento di questo meccanismo e lo ricalibriamo come mezzo per i nostri scopi.
La
mente umana è sostanzialmente divisa in due parti: quella conscia e quella inconscia.
La parte conscia emerge quando pensiamo o facciamo quello che vogliamo. Ad esempio, se cominciamo a riflettere sul fatto che il prossimo anno non sarebbe
male fare una vacanza in India e a questa riflessione seguono ricerche su
internet e telefonate alle varie agenzie, tutto ciò è compiuto dalla mente
conscia. Se, invece, tutte le mattine ci alziamo alle sette in punto, andiamo
in bagno e, in sequenza, ci laviamo i denti iniziando dal lato inferiore
sinistro, facciamo la doccia, laviamo i capelli, rientriamo nella camera da
letto e iniziamo a vestirci aprendo prima il cassetto della biancheria e dopo l’armadio per poi usciere alle otto in punto prendendo il cappotto dall’appendiabiti,
tutto questo è opera della mente inconscia. È importante sapere che queste due “menti”
corrispondo a delle precise aree del cervello: quella conscia al lobo frontale (è la parte più recente
che si è venuta a formare e si trova in corrispondenza della nostra fronte),
mentre quella inconscia alle restanti parti (naturalmente questa descrizione è molto molto semplificata).
La
mente inconscia è, quindi, quella parte adibita alla causalità del nostro corpo, cioè quella parte che fa corrispondere
a ogni azione una nostra reazione in maniera del tutto automatica. Da un punto di
vista evolutivo questa funzione è molto importante perché ci assicura quegli atteggiamenti che sono fondamentali per la nostra sopravvivenza.
Per far funzionare bene tutto questo meccanismo inconscio il nostro corpo si
avvale di un sistema biochimico al fine di far eseguire gli ordini del cervello
ai nostri arti e ai nostri organi. Se, ad esempio, in una buia notte, mentre
siamo di ritorno a casa, qualcuno sbuca da un vicolo puntando contro di noi un
grosso coltello, le informazioni registrate nella parte inconscia del cervello
riconosceranno questa situazione come “pericolosa per la nostra sopravvivenza”
e faranno partire tutta una serie di reazioni chimiche che ci prepareranno a
lottare o a fuggire. Ma attenzione, il nostro cervello, a livello
inconscio, non classifica sotto la voce “sopravvivenza” soltanto situazioni
di immediato pericolo, bensì anche quel tipo di pericoli che possono nascere a lavoro (come la possibilità di un licenziamento) o tra rapporti di amicizia o, ancora, nelle relazioni sentimentali. Ed
è in questi casi che si presentano i veri problemi. Tutto il sistema di “azione-reazione chimico” che fin qui abbiamo descritto è strutturato per funzionare nei casi
di “immediato e improvvisato pericolo”. Come sappiamo, invece, i “pericoli” che
corriamo nel mondo moderno non hanno quasi mai a che fare con l’immediato,
bensì si svolgono quasi sempre su lunghi periodi. Ma questo il nostro “sistema
automatico inconscio” non lo sa. “Lui” capisce soltanto che una determinata
situazione può mettere in pericolo la nostra sopravvivenza e, quindi, “avvia” tutte
quelle reazioni chimiche per prepararci a lottare o a fuggire fisicamente.
Nelle situazioni sociali dell'era moderna in cui viviamo quotidianamente, però, non c’è quasi
mai niente contro cui lottare o fuggire fisicamente. Ne consegue che quando ci ritroviamo a vivere una situazione di pericolo moderna che dura per un tempo abbastanza lungo (ad esempio il nostro capo ci annuncia che la prossima settimana
uno del gruppo a cui apparteniamo verrà licenziato) il nostro inconscio continuerà
a mantenerci per tutto quel periodo nella situazione chimica di allerta, accumulando in continuazione l' "energia" per prepararci alla lotta o alla fuga senza però avere in nessun modo la possibilità di "scaricarla". Se queste situazioni si ripetono con costanza, il nostro corpo alla fine si abituerà a quella determinata
qualità e quantità di sostanze ordinate dal nostro cervello. In pratica si verrà a creare una dipendenza del nostro
corpo rispetto a quelle sostanze. Il nostro corpo diventerà un drogato alla costante ricerca della sua dose quotidiana. Ecco perché, per esempio, è così difficile
rompere una relazione che ci produce soltanto sofferenza.
Quando diciamo: “Basta, è finita! Non posso continuare a soffrire così!” e poi,
dopo un breve periodo di distacco, torniamo a correre tra le braccia di quella
persona così portatrice di sofferenza, è proprio questo che succede: il
nostro corpo è diventato dipendente da quelle sostanze che quel tipo di relazione
provoca in noi. E questo accade sempre, ogni volta che sentiamo “emozioni incontrollabili” (come, ad esempio, quando abbiamo voglia di una sigaretta).
Le
emozioni, dunque, sono per definizione negative? Ovviamente no; non potremmo mai vivere senza
emozioni. Lo sono quando non siamo noi a gestire loro, ma loro a gestire noi.
Ecco perché la Natura, nella sua infinita saggezza, ha sviluppato per noi
quella magnifica parte del cervello che corrisponde al Lobo Frontale. È questa parte che ci
consente, se impariamo a usarla con costanza, di essere “artefici del nostro
destino”. Il lobo frontale, infatti, è quella parte che ci consente di essere coscienti di noi stessi proprio perché
ha il potere di gestire tutte le altre parti del cervello. Ogni volta che siamo
così concentrati a fare qualcosa tanto da dimenticarci totalmente di quello che
sta avvenendo intorno a noi, nonché di tutte le richieste del nostro corpo
(dolori fisici, fame, ecc…), è in funzione il lobo frontale. Questa parte è
così potente da annullare la percezione dello spazio e del tempo per farci
entrare in un’altra dimensione, di cui tutti, chi più chi meno, hanno varcato
almeno una volta la soglia.
La
nostra descrizione del “magico potere” a cui il lobo frontale ci fa accedere
per adesso si conclude qui e la riprenderemo nel prossimo articolo. Spero, per
adesso, di essere riuscito a far capire che esistono diversi livelli della
Mente e che quello che usiamo abitualmente non è né l’unico né quello a cui ci
dobbiamo limitare. Abbiamo la possibilità di compiere un ulteriore salto
evolutivo verso qualcosa di grandioso, un qualcosa che ci porterà ad andare
oltre l’umanità così come fino a oggi l’abbiamo conosciuta.
micheleputrino@email.it
micheleputrino@email.it
Ma se l'altro non vuole relazionarsi, non c'è vittoria che tenga!
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