Il
problema fondamentale di quasi tutti coloro che si trovano ad agire
nel mondo del lavoro (e non solo) è che sono stati educati sin
dall'infanzia a reprimere qualsiasi vena battagliera e a valorizzare,
invece, soltanto principi pacifici, altruistici e socievoli. Tutto
ciò si paga a caro prezzo quando si viene catapultati nella vita
reale; infatti, quando ci si trova a dover sopravvivere con le
proprie forze, si scopre che i principi che valgono nel mondo reale
sono esattamente opposti a quelli che ci sono stati inculcati nella
nostra infanzia. Nella vita lo stato normale è lo scontro, la
battaglia; i momenti pacifici sono soltanto delle eccezioni. Il mondo
culturale e il così detto “politicamente corretto” negano
costantemente questo stato di fatto ma ognuno di noi sente dentro di
sé, invece, che vivere significa proprio combattere una costante
guerra.
Quello
di cui tutti oggi abbiamo bisogno non è qualche “ideale ascetico”
o “sociale” che ci allontana dalla realtà, bensì imparare a
gestire i conflitti e a cercare di uscire vincitori dalle battaglie
quotidiane. Insomma, quello di cui abbiamo veramente bisogno è
imparare a combattere. Ma essere dei buoni combattenti
significa imparare a indirizzare i nostri impulsi, anche quelli più
primordiali, nella direzione che ci consentirà di vincere.
Normalmente,
di fronte a una provocazione o a un attacco, le persone o cercano di
evitare il conflitto oppure esplodono in scatti di ira (o in altri
stati eccessivamente emotivi): questa tipologia di reazioni è
sempre, alla fine, controproducente. È necessario, infatti, per
combattere nella vita quotidiana, imparare a vedere tutte le proprie
reazioni emotive come una specie di peste. So che una frase del
genere oggi non godrà di molta popolarità, ma suscitare un'immagine
del genere nei riguardi delle reazioni emotive può tornare molto
utile, ed ecco alcuni perché:
-
La rabbia (che è una delle tante emozioni che nei tipi emotivi entra sempre in gioco) porta a vedere le cose inevitabilmente a senso unico e, quindi, a non scorgere un'altra strada da percorrere.
-
L'affetto (una seconda tipica emozione) può creare seri problemi perché, tra i tanti, ad esempio porta a non vedere le reali cattive intenzione di colui o colei che dice di contraccambiare questa emozione.
-
E infine la più grave di tutte e cioè la paura, che porta a vedere nemici e situazioni più grandi di quello che in realtà sono facendoci così cadere in un eccessivo stato di difesa.
In
sostanza, se vogliamo essere dei buoni combattenti strategici,
dobbiamo imparare a vedere le cose per come realmente sono e non per
come la nostra immaginazione, in preda a incontrollabili stati
emotivi, ce li fa vedere. E per fare questo esiste un solo modo:
cercare di essere freddi e distaccati. Le emozioni devono essere
riservate alla vita privata, non per le nostre azioni pubbliche
(soprattutto nel mondo del lavoro). Se si fa il contrario non ci si
deve poi stupire se le situazioni vanno a rotoli.
Un'altra
cosa che bisogna sempre tenere in mente, se si vuole essere dei buoni
giocatori della vita, è che contano soltanto i risultati che si
ottengono e non le intenzioni che si avevano o le cose che ci erano
state promesse. E dato che nessuno dà mai niente per niente, è
sempre bene ricordare che se qualcuno promette delle cose è sempre e
soltanto per due motivi: o perché vuole qualcosa in cambio oppure
vuole semplicemente accaparrarsi la nostra simpatia in quel momento
(senza poi, ovviamente, far corrispondere niente).
Insomma,
la vita è un gigantesco gioco di potere in cui qualsiasi
azione, affermazione o presa di posizione degli altri (e quando dico
“qualsiasi” intendo proprio qualsiasi) altro non è che
un'azione volta a guadagnare potere sulla scacchiera. Imparate quindi
ad essere strategici se non volete essere mangiati, presto o tardi,
da un'altra pedina.
Molti
individui (anche tra coloro che occupano alte cariche) sono convinti
di essere già dei tipi “strategici”; la verità è che nella
maggioranza dei casi sono soltanto dei tipi “tattici”. La
differenza è enorme: si è strategici quando ci si focalizza su
obiettivi a lungo termine e non si lascia niente al caso; si è
semplicemente tattici, invece, quando si combatte per vincere una
battaglia a breve termine, non rendendosi conto che magari quella
vittoria può comportare disastri a lungo termine. I tipi strategici
quasi sempre riescono a capire quando conviene lottare, quando
mollare e quando lasciar vincere l'avversario.
Imparare
a giocare al gioco del potere non è utile soltanto per
“sopravvivere” ma, una volta che si è imparato a farlo bene,
diventa anche una costante ed eccitante fonte di piacere. In ogni
caso, è sempre bene ricordare le parole di Ralf Waldo Emerson che,
in modo molto crudo, affermò una verità che tutti noi in fondo
sappiamo:
«La
natura non tollera niente, nei suoi regni,
che
non sappia mantenersi da sé.»
Spesso
serve una doccia fredda per potersi svegliare.
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