Alcune
mattine ci alziamo e le prime cose che ci vengono in mente sono le
difficoltà che dovremo affrontare nei prossimi mesi o, addirittura,
nei prossimi anni. Ciò che potrebbe accadere nel futuro ci
ossessiona. E così facendo ci alziamo terrorizzati e pieni di ansia
perché “è tutto troppo più grande di me”. Percepiamo gli
eventi futuri come enormi mostri che attendono pazienti una sola
cosa: torturarci nei modi più orrendi per farci provare le
sofferenze più atroci, prima di dar fine alla nostra vita nel modo
più squallido possibile. Questo non accade soltanto appena svegli,
ma anche molte volte durante la giornata. Magari si presenta un
piccolo imprevisto ed ecco sentire lo stomaco chiudersi a riccio, il
cuore pompare sangue a più non posso e i muscoli del corpo
trasformarsi in corde di violino; ci sentiamo come persi nel nulla
più assoluto, come trascinati da un mostro marino nei più profondi
abissi. E tutto questo soltanto perché, per un motivo o per l'altro,
siamo ossessionati dal nostro futuro. È dunque sbagliato, come
sostengono alcune filosofie e “linee di pensiero”, guardare e
progettare un proprio futuro? Naturalmente no: è nella natura di noi
esseri umani avere una meta da raggiungere affinché il nostro
vissuto quotidiano abbia un senso. Il problema, dunque, non risiede
nel futuro in sé, bensì nel come
lo
affrontiamo.
Immaginate
di dover scalare una montagna. Dopo mesi e mesi di riflessione vi
siete decisi che è giunto il momento di realizzare questo vostro
vecchio sogno. Vi preparate, andate in palestra, prendete qualche
lezione privata e leggete tutto il leggibile al riguardo. Un giorno
decidete che siete pronti e contattate quel vostro vecchio amico che
da anni pratica alpinismo chiedendogli se è disposto ad
accompagnarvi nella vostra prima scalata. Niente di complicato
naturalmente: si tratta di una di quelle montagne che si scalano
senza particolari protezioni (tipo Signore degli Anelli per
intenderci). Giunto il giorno fatidico, non vedete l'ora di arrivare
sul posto. Ma mentre siete in macchina, vedete in lontananza il
vostro obiettivo: è enorme. Più guardate la montagna e più pensate
che sia impossibile per un essere umano affrontarla. Per orgoglio non
dite niente al vostro amico ma la vostra gola si stringe sempre più
in una morsa che, a stento, vi lascia respirare. Da quel momento in
poi, fino all'arrivo, non fate altro che ripetervi: “Ma perché non
me ne sono rimasto tranquillo a casa invece di imbarcarmi in questa
follia?”. Incredibile a dirsi ma quando arrivate alla base della
montagna questa non vi fa più così paura: sembra soltanto qualcosa
che, magari con un po' di fatica, si può affrontare tranquillamente.
Ma questa illusione non dura molto. Poco più tardi vi ritrovate
aggrappati a una parete della montagna che a voi sembra completamente
verticale. Per istinto guardate verso il basso e lo spettacolo che
vedete è terrorizzante: centinaia di metri di caduta libera con un
mare di pietre appuntite che sembrano pronte a infilzarvi. Allora
scostate immediatamente lo sguardo pieni di terrore e, ricordandovi
che nei film dicono che non bisogna mai guardare in basso, per
qualche specie di legge di compensazione presente soltanto nella
vostra testa, vi convincete che guardando verso l'alto tutto sarà
più tranquillo... E invece lo spettacolo è ancora più
terrorizzante: la montagna sembra senza fine e vi sentite come uno
scarafaggio sul petto di Dio. L'unica cosa che continua a passarvi
per la testa è che non riuscirete mai ad arrivare fin lassù perché
le vostre forze non potranno mai reggere! Ma non potete nemmeno
tornare giù perché andreste sicuramente a spiaccicarvi su quelle
rocce uscite direttamente dalle fauci dell'inferno! Il panico
comincia a insinuarsi in ogni cellula del vostro corpo. Non sapete
che fare. Ogni scelta sembra completamente sbagliata: se restate
fermi, prima o poi le forze che vi tengono attaccati alla parete vi
verranno a mancare e cadrete giù; sé, invece, andrete verso l'alto
o verso il basso siete convinti che morirete lo stesso. E allora vi
viene la geniale idea di guardare alla vostra destra, con la speranza
di trovare qualche “strada” che vi porti via da quell'incubo. Ma
la situazione, se è possibile, è ancora peggio del guardare in alto
o in basso: il nulla sembra sovrastare il vostro lato, accompagnato
da un deserto di parete verticale identico a quello a cui siete
aggrappati; e, naturalmente, il lato sinistro è identico. In quel
momento non potete fare a meno, con la mente, di osservarvi da
lontano, come se foste un falco in volo, e vedere il vostro corpo
come poco più di un puntino insignificante. E allora capite di
essere un essere insignificante, che se dovreste morire in quel
momento, per il mondo non sarebbe diverso che veder morire una
formica. Vorreste piangere, urlare a più non posso, ma anche questo
sapete che sarebbe insignificante, completamente inutile. E allora
chiudete gli occhi e vi convincete che di fronte a quella situazione
esiste soltanto una soluzione: mollare la presa e lasciarvi cadere
nel vuoto in maniera da mettere fine nell'immediato a quell'inutile
sofferenza. Sembra l'unica soluzione da percorrere giacché “non ci
sono alternative”. Ma proprio qualche secondo prima di lasciarvi
andare, aprite gli occhi e vi accorgete che se guardate soltanto a
quel metro di parete a cui siete aggrappati senza pensare al resto,
tutta l'ansia passa. Allora provate a muovervi, di qualche
centimetro, in quel metro che al momento è la vostra esistenza, e vi
scoprite ad avere tutta la forza necessaria per farlo. E allora vi
muovete ancora e ancora, sempre concentrati su quel metro di parete
di fronte a voi e... salite! Salite in un modo così sereno che avete
l'impressione di averlo sempre fatto. Anche nel momento in cui dovete
aggrapparvi a una roccia ritrovandovi per alcuni secondi con il vuoto
assoluto sotto di voi, vi scoprite a riuscire a farlo senza molti
problemi grazie alla vostra “nuova tecnica”. E così, alla fine,
sarete riusciti a compiere qualcosa di fantastico, ottenendo
l'ammirazione (e molto probabilmente anche l'invidia) di molti dei
vostri conoscenti e un'energia vitale che nient'altro nella vostra
vita era mai riuscito a farvi provare.
Cercare
di ottenere qualcosa dalla vita è esattamente come questa storia:
soltanto avendo sì chiaro un obiettivo ma agendo nel momento che
stiamo vivendo – cercando di fare sempre “un passo in più” e
senza lasciarci distrarre da altri pensieri – che riusciremo a
raggiungere la nostra vetta, la nostra meta.
micheleputrino@email.it
micheleputrino@email.it
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