Per
molto tempo la Mente e il Corpo sono stati concepiti come del tutto
indipendenti l'una dall'altro. Questa suddivisione risale ai tempi
più remoti. È
sufficiente pensare al fatto che già gli antichi greci concepivano
l'essere umano come composto di tre parti, e cioè “spirito”,
“anima” e “corpo” (a questa suddivisione è dovuto il nome
generico di “animali” per gli altri esseri viventi dato che si credeva possedessero sì l'anima ma non lo spirito poiché, sempre secondo la
concezione antica, quest'ultimo appartiene soltanto agli esseri
umani). Questa ripartizione – per quanto inizialmente fosse
soltanto “convenzionale”, nel senso che consentiva di chiarire
meglio alcuni quesiti che i filosofi si ponevano – con il
trascorrere dei secoli si è sempre più radicata nella mentalità
degli uomini, tanto che molti sono arrivati a credere che tutto ciò
che è mentale “è bene” (giacché innalza sempre più verso
una vita “divina”) e, di conseguenza, tutto ciò che è corporeo
“è male” (perché trascina verso lo stato animale
l'essere umano). Alla luce delle conoscenze scientifiche di cui
disponiamo oggi, appare evidente che una tale concezione della vita
non può che risultare distruttiva.
Il
professor Edwin Blalock, dell'università dell'Alabama, anni fa
scoprì che dei recettori, che fino a quel momento si credeva
esistessero soltanto a livello cerebrale, in realtà sono presenti in
tutto l'organismo. Questa scoperta ha una conseguenza molto
importante nei riguardi della connessione mente-corpo poiché
conferma, senza più ombra di dubbio, che i nostri stati emotivi (e
quindi i nostri pensieri) diffondono neurotrasmettitori (e quindi
qualcosa di tangibile e verificabile) che portano a modificare
realmente il nostro corpo. Se, a esempio, decidete che domani
mattina andrete al parco per correre mezz'ora ma, infondo infondo, siete convinti che per voi sia una impresa impossibile, allora non
riuscirete veramente a farlo; e non perché così facendo avrete
evocato chissà quale malefica forza metafisica, ma più
semplicemente perché il vostro atteggiamento mentale avrà stimolato
gli ormoni della paura (che esistono veramente) che bloccheranno in
maniera significativa la vostra prestazione, anche mettendoci tutta
la buona volontà di questo mondo. E allora, se nemmeno la volontà
può modificare le nostre prestazioni, cosa fare? La risposta è:
quello che fate quando credete che un'azione è impossibile ma
invertendone la polarità. In pratica dovete percepire il vostro
corpo come pieno di energia, anche se prima vi sentivate stanchi. Se
imparerete a farlo bene, esercitandovi ogni volta che ne avrete la
possibilità, vi ritroverete ad avere il controllo sulla vostra
stanchezza fisica quasi come se fosse una magia. E questo perché il
vostro stato emotivo stimolerà gli ormoni necessari a sentirvi più
energici. Allora scoprirete che la “titanica” corsa mattutina non
è poi tutta questa fatica: avrete imparato a sentire il vostro corpo
come quello di un leone che corre nella savana.
Se
impareremo a indirizzare la nostra mente verso una direzione
positiva, allora il nostro corpo migliorerà sia dal punto di vista
delle prestazioni che da quello estetico. Ma migliorare il nostro
corpo significa percepire noi stessi in maniera energica ed
entusiasmante cosa che, naturalmente, andrà a influire in modo molto
positivo sul nostro stato mentale. E così eccoci ancora una volta
giunti lì dove già gli antichi erano arrivati: mens sana in
corpore sano. Ogni altra aggiunta è soltanto di contorno.
micheleputrino@email.it
micheleputrino@email.it
Nessun commento:
Posta un commento