Senza
rendercene conto ogni giorno utilizziamo parole che aumentano la
tensione tra due o più persone che iniziano a dialogare. Quante
volte, infatti, ci sentiamo a disagio in una conversazione senza
comprenderne il motivo oppure, cosa apparentemente ancora più
strana, notare che le persone a cui ci rivolgiamo con gentilezza e
rispetto mostrano chiari segni di insofferenza nel dialogare con noi?
Ebbene, normalmente ciò è causato da due fattori: il nostro (o
l'altrui) linguaggio del corpo e le parole utilizzate durante il
dialogo stesso. In questa occasione ci occuperemo del secondo caso, e
cioè di parole che invece di avvicinare allontanano la persona con
cui stiamo parlando. Vediamone dunque subito alcune.
La
parola “non”
Nella
maniera più assoluta non immaginate un ippopotamo rosa con tutù
bianco! Non fatelo mi raccomando! Non ci riuscite vero? Non potete
fare proprio a meno di immaginare questo strano animale che sembra
uscito direttamente da qualche film psichedelico. Il motivo è
semplice: la nostra mente, per poter negare qualcosa, la deve prima
immaginare ma, ironia delle ironie, una volta immaginata abbiamo
fatto esattamente quello che non dovevamo fare! In sostanza, quando
ci viene detto di “non fare” qualcosa la nostra mente ignora la
negazione e mette in pratica tutto il resto della frase come se fosse
una affermazione. Ecco perché quando qualcuno ci urla qualcosa tipo
“Attento a non cadere!” quasi certamente finiamo per terra.
Dunque se volete che X non
faccia qualcosa non ditegli mai di “non farlo”, perché
altrimenti sarà esattamente quello che farà!
La
parola “ma”
“Apprezzo
moltissimo il lavoro che hai svolto, dico sul serio; la presentazione
è molto buona e i colori parecchio accattivanti – si vede che ci
hai lavorato intensamente per settimane intere – ma il nostro
cliente credo voglia qualcosa di più sobrio”. Avete notato quello
che è successo? È
bastata la parola “ma” per annullare tutti gli elogi fatti prima.
La parola “ma” è un po' come un cancellino che elimina quanto
detto fino a quel momento. Per ovviare a questo problema avete due
possibilità: la prima consiste nel sostituire “ma” con “e”
(ad esempio: “La presentazione è molto buona e i colori parecchio
accattivanti; e se riesci a rendere il tutto più 'classico' –
come sai il nostro cliente è un uomo molto legato alle tradizioni –
credo che diventerebbe perfetta”. Notate come la frase passa da uno
stato di rimprovero a uno di incoraggiamento e di stimolo?); la
seconda, invece, è più semplice: consiste nel mantenere nella frase
la parola “ma” dicendo però prima la parte negativa e poi quella
positiva (esempio: “Dunque questo è il lavoro che hai svolto...
credo che il nostro cliente desideri qualcosa di più sobrio, ma
hai svolto veramente un buon lavoro; la presentazione è molto buona
e i colori parecchio accattivanti – si vede che ci hai lavorato
intensamente per settimane intere”. Anche in questo caso è bastato
poco per compiere una “magia emotiva” che vi porterà
indubbiamente dei vantaggi).
Le
parole “magari” e “forse”
Queste
parole non negano né affermano niente. Sono parole vaghe che
comunicano alla parte inconscia del vostro interlocutore la vostra
incertezza o, ancora peggio, il vostro desiderio di non esporvi per
rinviare la decisione a quando si presenterà un vostro vantaggio.
Dire “Magari/Forse più tardi passo da te per un caffè” è un
po' come affermare “Non ho tutta questa voglia di trascorrere del
tempo con te; se però più tardi mi rompo talmente le scatole da non
sapere cosa fare, vengo ad ammazzare il tempo a casa tua”; non è
esattamente una comunicazione vantaggiosa per noi non credete?
La
parola “provare”
Quando
utilizziamo frasi con il significato di “ci proverò”, stiamo
comunicando all'altra persona che siamo delle persone insicure e che
quindi non daremo il meglio di noi in ciò che andremo a fare. Nel
film Guerre
Stellari – L'impero colpisce ancora
il maestro Yoda dice una frase che tutti gli appassionati della saga
conoscono: «No! Provare no! Fare o non fare! Non c'è provare!»;
assolutamente vero. Meglio dunque eliminare dal nostro vocabolario la
parola “provare” e, se proprio è necessario, utilizzare frasi
del tipo “darò il mio meglio”.
Le
parole “veramente”e “sinceramente”
Secondo
il famoso mentalista tedesco Thorsten Havener le frasi con la parola
“veramente” «contengono
un retrogusto negativo, perché [questa parola] lascia sempre una via
di fuga. L'interlocutore è in grado di riconoscere questo spiraglio
e nel caso peggiore può diventare diffidente. Intuisce che qualcosa
non è come voi la descrivete». In effetti, per notare chiaramente la
veridicità di queste affermazioni, fate attenzione a questa frase:
“Veramente volevo dire un'altra cosa”; in pratica quello che
viene percepito dall'interlocutore è: “sei così sciocco da non
capire ciò che dico?”; adesso togliete semplicemente la parola
“veramente”: “volevo dire un'altra cosa”; sentite come suona
più sicura e priva di viscidi sotterfugi? Gli stessi nefasti
risultanti li otteniamo con la parola “sinceramente”: da questo punto di vista le due parole hanno praticamente la stessa negativa funzione.
Una
celebre frase di Hegel recita: «Il
linguaggio è il corpo del pensiero»;
tutti noi pensiamo in funzione del linguaggio che utilizziamo, e
visto che le nostre azioni sono dettate dal nostro pensiero, va da sé
che se vogliamo migliorare la nostra vita dobbiamo iniziare con il
prestare attenzione alle parole che utilizziamo per parlare con gli
altri... e con noi stessi.
micheleputrino@email.it
micheleputrino@email.it
Io aggiungerei anche assolutamente come parola da non utilizzare per esempio in un contesto "si assolutamente" o "no assolutamnte" perche non esiste un "no" o "si" assoluto. Esse sono gia sufficienti ad avvermare o negare e rendono vano qualsiasi altro avverbio. In piu un si secco o un no secco sono un must, un imperativo che rendono la persona che le pronuncia salda nel suo dire
RispondiEliminaE l'attenzione alle parole deve essere sempre maggiore quando si comunica ad un interlocutore o ad un pubblico straniero. Anzi, bisogna rivolgersi a un professionista madrelingua per evitare il rischio di lasciare sfumature e connotazioni errate che potrebbero compromettere fatalmente il successo dell'incontro.
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