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Cosa cerchiamo
inconsciamente ogni volta che facciamo dello sport, che compiamo un viaggio,
che scaliamo una montagna, che facciamo l’amore? La risposta non è forse il
sentirci vivi fino a percepire la vita stessa scorrere nelle nostre vene? Ebbene, la ricerca e il desiderio di questa sensazione il grande filosofo Friedrich
Wilhelm Nietzsche l’ha definita Volontà
di Potenza (che è, ovviamente, quanto di più lontano dall’interpretazione
che la follia nazista ne aveva dato). Questa, ci fa notare Nietzsche, non è di
sola pertinenza all’essere umano bensì è ciò che “tutto move”: e infatti ogni
pianta, albero e animale “vuole” crescere e fiorire; quando ciò non avviene, la
pianta e l’albero appassiscono, mentre l’animale è destinato a morire. Sebbene
questo concetto sia stato effettivamente approfondito per la prima volta in
occidente da Nietzsche, esso è parte integrante della cultura orientale da
migliaia di anni: in oriente, infatti, è chiamato “Ki”, “Qi” o “Ch’i” (a seconda del
paese a cui ci si riferisce) e significata proprio Forza Vitale.
La Potenza, o
Forza Vitale, può essere stimolata in noi attraverso due modi: uno negativo e
l’altro positivo. Nel primo caso siamo in presenza delle situazioni che abbiamo
descritto all’inizio, e cioè ogni volta che proviamo ad assoggettare qualcuno
al nostro volere. Ed è proprio in questi contesti che ci ritroviamo a essere
persone che desiderano avere potere: già solo l’idea di poter piegare al nostro
volere o addirittura “schiacciare” qualcuno, stimola in noi inevitabilmente una
certo “piacere”. Ma in questo caso ci troviamo di fronte a uno stimolo negativo perché, oltre agli ovvi motivi
di carattere umano e morale, questo "metodo" si basa sullo stesso principio delle droghe: ha
bisogno di qualcosa di esterno affinché possa essere portato a compimento. Ne
consegue, dunque, che in questa situazione diventiamo dipendenti da ciò che vogliamo controllare, fino ad alimentare un
circolo vizioso che può portare a un’infinita quantità di ossessioni, manie e
paure. Nel secondo caso, invece – e cioè quando cerchiamo di suscitare la
sensazione di potenza dalla nostra interiorità per proiettarla all’esterno –
ci troviamo di fronte a una persona che trasmette molta positività: è questo tipo di personalità, infatti, che comunemente viene definito leader carismatico. Per essere un leader carismatico, dunque, è
necessario possedere un’energia vitale, una potenza scaturita dalla propria
interiorità, che si evince da un atteggiamento positivo, dove quest’ultimo non è
dato da altro, come scrive giustamente Napoleon Hill, che da «una mente libera
da ogni negatività come la paura, l’invidia, l’avidità, l’odio, la gelosia, la
superstizione». Lo scaturire di questa energia vitale, di questa potenza così
positiva e creatrice, veniva definita dagli antichi greci “entusiasmo” - che letteralmente significa “ispirato da un dio”; questa parola conserva tutt'oggi il suo profondo e positivo significato.
(Possiamo ora
comprendere anche, tra le tante cose, qual è la differenza fondamentale tra un atteggiamento “da boss” o “da tiranno” e quello da “vero
leader”, distinzione che troppo spesso non viene fatta confondendo, così, ciò che è sano con ciò che è insano.)
È dunque
chiaro che quella forza, quella potenza che sentiamo voler sbocciare dalle
nostre vene non è una cosa negativa, tutt’altro! Essa è la linfa stessa della
vita. Ma come ogni grande energia – da quella di un fiume a quella nucleare –
può diventare estremamente pericolosa oppure incredibilmente salutare: tutto
dipenderà da come la gestiremo e dall’uso che ne faremo. Ma una cosa è
certa: reprimere l'energia vitale equivale a reprimere la vita stessa. Una ghianda, per quanto piccola, ha in potenza qualcosa di enorme: l’energia
per diventare una gigantesca e stupenda quercia secolare; ma se non è immersa nel
suo giusto ambiente, diventa soltanto qualcosa di secco, buona soltanto a far
cadere su sé stesso l’ingenuo passante che si trova a camminare sulla sua stessa strada.
Non
siate ghiande secche, sentite la quercia che è in voi... e aiutatela a fiorire.
Bellissimo articolo
RispondiEliminaGrazie mille Attilio
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