Coloro che si trovano in una posizione di comando normalmente applicano uno di questi due metodi per esercitare la propria leadership: o fanno capire – seppure in modo indiretto – che se non si obbedisce alle loro direttive si subiranno delle pesanti conseguenze (metodo “tradizionale” per affermare il proprio potere), oppure persuadono e manipolano con delle specifiche tecniche fino a quando non saranno i loro stessi sottoposti a “voler” fare quello che gli viene richiesto (questo secondo metodo è quello che oggi va per la maggiore). Nel primo caso si parla di Hard Power, mentre nel secondo di Soft Power.In realtà i grandi leader non applicano mai uno soltanto di questi approcci, bensì li utilizzano tutt’e due dosandoli in modo accurato a seconda delle circostanze. Quando ciò accade abbiamo a che fare con un leader che sta applicando lo Smart Power.
Il termine “Smart Power” è stato coniato da Joseph S. Nye, uno dei più grandi esperti di “giochi di potere” del mondo, nonché per anni consulente della Casa Bianca e del Pentagono (a coloro che sono affascinati dalle “teorie complottiste” riservo una notizia: è l’attuale presidente della Commissione Trilaterale americana). In realtà Nye non ha fatto altro che ridefinire in modo più moderno un concetto antico quanto l’uomo, e cioè quello del “bastone e la carota”. La cosa strana però risiede nel fatto che oggi questo concetto è molto ben compreso e applicato nella politica internazionale (almeno lì dove sono presenti consulenti degni di questo nome), mentre quasi sempre è assente tra i manager aziendali e ovunque sia necessaria una vera leadership.
Hard e Soft Power: i due estremi dello Smart Power
Un tempo l’approccio Hard Power veniva indicato come l’unico metodo per esercitare il potere mentre oggi, al contrario, tutti i così detti “esperti” non fanno che “divinizzare” il Soft Power demonizzando, di conseguenza, il primo. Naturalmente, l’applicazione esclusiva di uno dei due approcci non solo è pericolosa (nel primo caso avremmo, infatti, una situazione di tirannide mentre, nel secondo, individui estremante viscidi e vili), ma anche estremamente controproducente giacché alla lunga porta inevitabilmente al collasso del sistema.
Se l’utilizzo esclusivo dell’approccio Hard Power indica che “si ragiona con gli ormoni” e, allo stesso tempo, che si sta riducendo al minimo indispensabile l’uso della materia grigia, con ilSoft Power si intellettualizza troppo, talmente tanto che si finisce con il dare più peso e importanza alle teorie rispetto alla realtà; realtà che, quasi sempre, è molto più semplice di come i “grandi intellettuali” la vedono. Inoltre, ponendosi troppo spesso in modo soft alla lunga si perde la forza e la voglia di lottare, diventando sempre più paurosi; e visto che tutti noi (soprattutto i leader) sono costantemente chiamati a combattere delle battaglie, questodiventa un grave deficit perché si va a perdere quella grinta naturale che deriva dal nostro retaggio più arcaico e che ci fa provare anche un certo piacere nel lottare, piacere che ci spinge a procedere e a non mollare. E tutto ciò può avvenire solo con lo Smart Power.
In conclusione, siate Smart
Insomma, bisogna essere “intelligenti”, dove questa parola non ha niente a che fare con quanti libri leggete, quanti titoli avete o quali circoli esclusivi frequentate (anzi, come abbiamo visto, tutto questo può condurre a un nuovo tipo di stupidità che potremmo definire “stupidità intellettuale”), bensì significa essere gente pratica e realista (anche in questo caso, non nel senso di andare in giro con la clava) che sa districarsi bene tra i meandri di quell’enorme gioco del potere chiamato vita giacché, come disse Napoleone, per essere dei buoni capi bisogna avere «pugni di ferro in guanti di velluto». E di certo nessun’altro poteva esprimere meglio il concetto di Smart Power.
Articolo pubblicato per la prima volta sul sito ufficiale: http://micheleputrino.com/2016/12/cosa-e-lo-smart-power-e-perche-e-importante/
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