Com'è
noto, a partire dal 20 gennaio 2017 il nuovo presidente degli Stati
Uniti sarà ufficialmente Donald John Trump, una delle quattrocento
persone più ricche del pianeta e ora, dunque, anche il più potente.
Estremo,
dirompente, provocatorio ed egocentrico Donald Trump riesce sempre a
far parlar di sé, facendosi odiare o amare, ma non risultando mai
indifferente a chi incrocia il suo cammino. Con il suo arrivo alla
Casa Bianca, quindi, non stupisce che in mezzo mondo siano scoppiate
proteste e indignazioni (anche molto accese). Quello che, però,
credo sia molto importante fare è analizzare – in modo obiettivo,
tecnico e razionale – le motivazioni reali che spingono
Donald Trump ad agire così come agisce, mettendo da parte ideologie,
simpatie e antipatie. Per fare questo seguirò lo stesso metodo che
ho già applicato per analizzare Vladimir Putin nell'articolo Nella
mente di Putin, e cioè individuando quattro punti fondamentali
che sono: motivazione (Punto 1); tecniche di
persuasione (Punto 2); linguaggio del corpo (Punto 3);
stile di leadership (Punto 4).
Punto
1: Perché fa quello che fa?
Alla
domanda di una giornalista della NBC che gli chiedeva
“Se ci fosse una sola cosa che vorrebbe che la gente ricordasse di
Donald Trump, quale sarebbe?”, Trump
rispose senza esitazione “Never ever give up!”
e cioè “Mai e poi mai arrendersi!”.
Questa idea del “combattere sempre” viene esplicitata da lui
costantemente,
sin dalle sue prime interviste rilasciate negli anni settanta. C'è
un altro concetto, però,
che è perennemente presente nelle sue dichiarazioni: Vincere.
Non a caso, infatti, quando vuole offendere qualcuno lo definisce
“perdente”, evidenziando così il fatto che, per quanto lo
riguarda, non c'è peggiore cosa al mondo.
Altro aspetto fondamentale per cercare di stabilire il vero modus
operandi di Trump è il suo
approccio con il denaro
che è, come lui stesso ha
dichiarato, “un modo per tenere il punteggio”. Dunque
già da questi tre aspetti appare chiaro che, per Donald Trump, la
vita è un gioco in
cui bisogna fare di tutto per vincere in ogni situazione per arrivare
ad occupare, quindi, i vertici della classifica. Ma non è solo
questo aspetto “sportivo”
della vita che condiziona la sua visione mondo.
Infatti il neo-presidente
americano sin da giovane ha seguito i
sermoni del famoso oratore
e pastore protestante Norman
Vincent Peale, uno dei “padri” del pensiero positivo
(tanto che il suo matrimonio con Ivana Trump è stato svolto dallo
stesso Peale). Molto probabilmente proprio all'influenza del pensiero
positivo è dovuta, piacevole o
no che sia, la sua personalità che tende sempre ad esagerare, dato
che uno dei precetti di questo “pensiero” è “convinciti di
essere ricco e lo sarai; convinciti di essere grande e lo sarai”.
Punto
2): Come ha fatto a convincere così tanta gente?
L'approccio
comunicativo di Trump è, quindi, completamente indirizzato a vincere
e questo significa far sentire importante la gente al fine
di farsi amare. Anche in questo caso non ha mai nascosto, né nei
suoi libri né nelle sue dichiarazioni pubbliche, che nella sua vita
la capacità di persuadere occupa un posto estremamente importante e
che non si può avere successo senza l'arte della persuasione.
Compreso questo, diventa facile cogliere il fatto che il suo
approccio da “bruto” e da “ignorante” non è di certo dato
dal fatto che egli lo sia veramente ma, al contrario, da esperto di
persuasione come è, sapeva bene che per vincere le elezioni doveva
rispecchiare atteggiamenti e modi di parlare del così
detto “americano medio”. È stato talmente bravo nella sua azione
persuasiva che il cittadino comune è arrivato a percepirlo come “uno
di noi” (dimenticandosi, quindi, di avere a che fare con uno degli
uomini più ricchi della Terra e che, dunque, proprio uno di loro
non è). Per rendersi conto di ciò, è sufficiente ascoltare la sua
dichiarazione tenuta subito dopo la conferma della sua vittoria, che
è stata molto diplomatica. La cosa non deve stupire: ottenuta la
vittoria con la “squadra elezioni” adesso, da “allenatore”
che ha come unico pensiero quello di far vincere la propria squadra,
punta tutto per far vincere la sua nuova “squadra” che si chiama
U.S.A.; ed essendo un altro “sport” deve cambiare tecnica,
approccio e strategia. E ha già iniziato a farlo.
Punto
3): Cosa ci dice il suo linguaggio del corpo?
Il
modo di sedersi di Donald Trump dice molto, e di certo è molto
particolare: mettendo le mani a guglia (gesto tipico di chi sa di
essere potente e che si sente estremamente sicuro di sé e di quello
che afferma), appoggia i propri gomiti sulle ginocchia. Di
conseguenza la sua schiena si piega in avanti portando la testa verso
l'alto. Tutto questo comunica l'essere carico e pronto a scattare in
avanti, proprio come fanno i leoni o i lupi quando si “accucciano”
prima dello scatto verso la preda. Anche il volto conferma il
costante essere pronto a “scattare in avanti”: i connotati
(osservare con attenzione le sopracciglia che si piegano a V tipiche
dei predatori) sono chiaramente tendenti verso il centro come se si
concentrassero su un obiettivo lontano. Il suo linguaggio del corpo,
dunque, conferma pienamente la sua tenacia e determinazione a
ottenere ciò che vuole.
Punto
4): Qual è il suo stile di leadership?
Arrivati
a questo punto della nostra analisi dovrebbe apparire abbastanza
chiaro che Donald Trump si vede come l'allenatore di una grande
squadra sportiva che punta a vincere il campionato o come un generale
del mondo antico che vuole espandere le sue terre di conquista. Lui
stesso, infatti, più volte si è definito “un leader nato”.
Questo è certamente l'aspetto di lui che la gente percepisce e che a
molti spaventa (visto che, sostengono, è stato questo modo di vedere
la leadership a creare disastri e orrori). In realtà proprio la sua
estrema voglia di vincere, paradossalmente, dovrebbe tranquillizzare:
da uomo di affari navigato sa bene che oggi non si vince con la forza
bruta (quindi le armi), bensì con l'economia e che è su questo
campo che si gioca la vittoria sul futuro (non a caso il suo primo
libro, che lui definisce “il più importante dopo la Bibbia”, si
intitola The art of the deal – L'arte di fare affari).
Certo, anche “giocando” con l'economia si possono compiere danni,
ma questa è un'altra storia che va al di là degli scopi di questa
analisi.
In
conclusione, Donald Trump rappresenta un nuovo genere di leader
politico. Un genere che, in un certo senso, chiude le porte allo
stile del “politicamente corretto” e “aristocratico” nato
nell'ottocento per andare verso il “semplice” e il “familiare”.
Come
sempre, a voi ogni giudizio e conclusione.
Per approfondire:
Primo volume della collana “Le regole del gioco del potere”, ne “La mente dello stratega” vengono descritte venti regole, estremamente pragmatiche, per spronarti a compiere una radicale trasformazione, quella “da tipo passivo vittima degli eventi a stratega e padrone del tuo mondo”.
Disponibile per l’acquisto presso Amazon, Google Play,Kobo, Apple iTunes, IBS, La Feltrinelli, Mondadori Store e in tutte le più importanti librerie online.
Secondo volume della collana “Le regole del gioco del potere”. Venti regole per imparare ad attaccare perché nella vita “se vuoi qualcosa, devi prendertela”.Disponibile per l’acquisto presso Amazon, Google Play, Kobo, Apple iTunes, IBS, La Feltrinelli, Mondadori Store e in tutte le più importanti librerie online.
Pubblicazione originale dell'articolo:
Nessun commento:
Posta un commento