In noi esiste una
tendenza, molto naturale, che ci porta a concentrarci quasi sempre ed
esclusivamente sulle cose che suscitano paura. Se accendiamo il televisore,
facilmente ci soffermiamo a guardare le trasmissioni che parlano di tragedie,
eventi violenti o catastrofi imminenti. Il motivo è molto semplice: gran parte
della nostra sopravvivenza come specie è dovuta alla nostra capacità di intuire
i pericoli.
Naturalmente questa “capacità”, sviluppata in milioni di anni, ci porta in maniera del tutto automatica a concentrare tutta la nostra attenzione su ciò che in qualche modo può rappresentare un pericolo per la nostra sopravvivenza. Questo modo di agire è stato quindi certamente fondamentale nell’era preistorica e, in parte, in quella storica, ma non lo è più nell’era moderna (salvo, ovviamente, quei rari casi d’improvviso pericolo per le nostre vite, che non sono di certo così comuni come lo erano in passato). Oggi, infatti, la sopravvivenza non è più assicurata dall’evitare pericoli mortali, ma dalla capacità di “fare un passo in più” creando tutto ciò che possa portare un miglioramento a noi stessi e agli altri nostri simili.
Naturalmente questa “capacità”, sviluppata in milioni di anni, ci porta in maniera del tutto automatica a concentrare tutta la nostra attenzione su ciò che in qualche modo può rappresentare un pericolo per la nostra sopravvivenza. Questo modo di agire è stato quindi certamente fondamentale nell’era preistorica e, in parte, in quella storica, ma non lo è più nell’era moderna (salvo, ovviamente, quei rari casi d’improvviso pericolo per le nostre vite, che non sono di certo così comuni come lo erano in passato). Oggi, infatti, la sopravvivenza non è più assicurata dall’evitare pericoli mortali, ma dalla capacità di “fare un passo in più” creando tutto ciò che possa portare un miglioramento a noi stessi e agli altri nostri simili.
In
realtà da sempre è presente negli esseri umani la “voglia di avanzare”, di “creare
qualcosa di nuovo e di grande”. La differenza tra oggi e il passato è che un
tempo questa “voglia” sorgeva soltanto in poche persone o, quantomeno, soltanto
per pochi rappresentava un’esigenza vitale; la maggioranza si limitava
semplicemente a garantire, appunto, la propria sopravvivenza. Quello che invece
è successo, a partire quantomeno dal XX secolo, è che creatività e
sopravvivenza sono andate a convergere. È necessario però fare una
precisazione: con “sopravvivenza” ormai non s’intende più soltanto la
sopravvivenza fisica, ma anche quella mentale. Tutte le persone del nostro
tempo sono particolarmente sensibili alla qualità
del lavoro che svolgono, sottintendo con questo il fatto che ognuno di noi, per
potersi sentire soddisfatto, ha bisogno di fare qualcosa di creativo. Ed è
giusto che sia così: ci stiamo evolvendo e questa evoluzione ci sprona a diventare
creativi. Tutti percepiamo a livello inconscio che le cose vanno così, ma è
importante rendersene conto anche consciamente perché soltanto dopo questa
presa di coscienza avremo modo di poter attuare quelle particolari
caratteristiche che ognuno di noi possiede e che molte persone vorranno
ricevere da noi. Sì perché ognuno di noi è nato con qualcosa di speciale che soltanto
lui o lei ha e di cui le altre persone hanno bisogno. Ma per poter mettere a frutto
queste nostre qualità è fondamentale mettere in atto alcune importantissime
azioni. Prima tra queste è certamente quella di abituare la nostra mente a
guardare al lato positivo degli eventi.
Ogni
cosa e ogni situazione non sono mai giuste o sbagliate di per sé: dipende sempre da
come noi le vediamo e, di conseguenza, da come le sapremo sfruttare a nostro
vantaggio. Certo, non è facile accettare questo modo di pensare, soprattutto se
siamo coinvolti in eventi spiacevoli. Eppure dei modi per poter arrivare ad
ottenere questa “visione del mondo” in maniera graduale e naturale esistono.
Vediamone insieme qualcuno.
Innanzitutto
è importante osservare quelle persone, pubbliche o di nostra conoscenza, che
sono riuscite a trasformare in vantaggi eventi estremamente negativi; sono
quelle persone che in genere dicono: “se non mi fosse capitata quella avversità
non avrei mai ottenuto tutte le cose belle che ho adesso”. È fondamentale fare
questo perché siamo esseri fortemente empatici, e questo significa che,
riuscendo a immedesimarci facilmente nella storia di una persona, riusciamo
anche a carpirne l’essenza.
Importante
è anche lasciar fuori dalla nostra vita gli insuccessi del passato.
Dimentichiamoli, perché non esistono più e non hanno niente a che fare con il nostro
futuro, a meno che non siamo noi a rievocarli. Sapete perché dopo un brutto
incidente la mente delle persone coinvolte cancella l’evento dai ricordi? È un meccanismo di
difesa che serve a preservarci da immagini talmente negative che alla lunga
bloccherebbero tutte le nostre azioni. Dunque non fate qualcosa di innaturale,
non evocate ricordi che hanno il potere di annullarvi. Quando otterrete ciò che
desiderate, guardando indietro a questi “nefasti eventi” vi sembreranno meno
terribili di quanto ricordavate.
Infine
è anche di vitale importanza rinunciare a ogni pettegolezzo, lamentela e facili
giudizi negativi nei riguardi delle altre persone. Sono utili soltanto per
alimentare una visione negativa e pessimista della vita.
Se
impariamo giorno dopo giorno a vedere la vita come un qualcosa che, tramite le
difficoltà, ci porta ad apprendere cose nuove e che non possono che essere
utili per la nostra crescita, allora compiremo quel cambiamento di prospettiva
che ci porterà a vedere come utili e forse anche belli quegli eventi che fino a
poco prima consideravamo delle sventure.
micheleputrino@email.it
micheleputrino@email.it
assolutamente vero...mi sembra di ripercorrere, in quest'articolo, gli ultimi tre anni della mia vita....eventi traumatici, tragedie e quella spiccata "tendenza" a soffermarmi sulle cose negative. Capita però che sono proprio quegli eventi negativi a metterti nella condizione di poter quasi "ricevere" quel cambiamento che muta la tua vita in maniera completa e naturalmente in positivo! Ottimo, poi, il consiglio di vedere la difficoltà come un'opportunità di cambiamento...ho sperimentato che è proprio così....anzi oserei dire che nel mio caso le difficoltà si sono rivelate un'opportunità di "miglioramento"!
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