Un
celebre filosofo americano, John Dewey, affermava che tra le cose più
desiderate dagli esseri umani spicca quello di “essere importanti”. Friedrich Wilhelm Nietzsche definiva questo desiderio “volontà di
potenza”. Sigmund Freud “desiderio di grandezza”. Insomma, ci siamo capiti.
Praticamente tutti i più grandi pensatori e uomini di azione della storia sono
arrivati alla conclusione che ogni uomo e ogni donna su questa terra desidera poter contare qualcosa.
Per ottenere questo, sono stati utilizzati i più svariati metodi: dall’adulazione alla tirannia, dalla seduzione all’oppressione e quant’altro. Il problema della grande maggioranza di questi “metodi” è che, alla fine, si rivoltavano sempre contro i loro stessi sostenitori e utilizzatori. Per “poter contare”, infatti, abbiamo sempre bisogno del sostegno degli altri, ma se gli altri si sentono oppressi o raggirati, prima o poi ce la faranno pagare. Delle volte in maniera molto cara. Qualcuno potrebbe obiettare: “ma figurati! I furbi riescono sempre a cavarsela!”. E invece non è così. Il principio della natura è quello di una evoluzione creatrice, per dirla con Bergson. La natura “premia” gli esseri viventi soltanto quando questi creano qualcosa di nuovo, quel “nuovo” che li porta a compiere un passo in più, a evolversi. È sufficiente guardarsi intorno per vedere che tutto tende a crescere, trovando ogni volta nuove soluzioni per crescere ancora di più. Queste capacità di trovare ogni volta “soluzioni creative” combinate con la “voglia di crescere” ha come prodotto ciò che Darwin ha chiamato Evoluzione. Diciamo che un albero “è vivo” quando lo vediamo intento a crescere, quando spinge le sue radici sempre più in basso verso quell’umido che gli è vitale e i suoi rami con le loro foglie sempre più in alto per cogliere quei raggi solari fonte di energia; e fa tutto questo superando ogni volta gli ostacoli con soluzioni creative. Se una roccia nel terreno ostacola il percorso delle radici, queste trovano il modo di raggirarla; se dei rami trovano difficoltà a raggiungere il sole, questi lentamente crescono in direzione della luce. Quello che vale per un albero vale per tutti, esseri umani compresi.
Per ottenere questo, sono stati utilizzati i più svariati metodi: dall’adulazione alla tirannia, dalla seduzione all’oppressione e quant’altro. Il problema della grande maggioranza di questi “metodi” è che, alla fine, si rivoltavano sempre contro i loro stessi sostenitori e utilizzatori. Per “poter contare”, infatti, abbiamo sempre bisogno del sostegno degli altri, ma se gli altri si sentono oppressi o raggirati, prima o poi ce la faranno pagare. Delle volte in maniera molto cara. Qualcuno potrebbe obiettare: “ma figurati! I furbi riescono sempre a cavarsela!”. E invece non è così. Il principio della natura è quello di una evoluzione creatrice, per dirla con Bergson. La natura “premia” gli esseri viventi soltanto quando questi creano qualcosa di nuovo, quel “nuovo” che li porta a compiere un passo in più, a evolversi. È sufficiente guardarsi intorno per vedere che tutto tende a crescere, trovando ogni volta nuove soluzioni per crescere ancora di più. Queste capacità di trovare ogni volta “soluzioni creative” combinate con la “voglia di crescere” ha come prodotto ciò che Darwin ha chiamato Evoluzione. Diciamo che un albero “è vivo” quando lo vediamo intento a crescere, quando spinge le sue radici sempre più in basso verso quell’umido che gli è vitale e i suoi rami con le loro foglie sempre più in alto per cogliere quei raggi solari fonte di energia; e fa tutto questo superando ogni volta gli ostacoli con soluzioni creative. Se una roccia nel terreno ostacola il percorso delle radici, queste trovano il modo di raggirarla; se dei rami trovano difficoltà a raggiungere il sole, questi lentamente crescono in direzione della luce. Quello che vale per un albero vale per tutti, esseri umani compresi.
Dunque abbiamo una formula
“magica”: “Voglia di Crescere” × “Soluzioni Creative” = Evoluzione. Ora, cosa
succede se applichiamo soltanto la
“Voglia di Crescere”? Forse non otteniamo un tiranno, un autoritario, un
oppressore, un bullo? E se invece applichiamo soltanto le “Soluzioni Creative”? Forse un artista, un genio ma…
depresso? Ecco, questo è il nocciolo della questione: “Voglia di Crescere” e
“Soluzioni Creative” devono sempre viaggiare insieme, integrandosi
costantemente l’una con le altre. Ma come può esserci di aiuto avere coscienza
di queste cose nei quotidiani rapporti con i nostri simili?
Nell’epoca primordiale dell’umanità,
per poter crescere era sufficiente far propri quanti più beni offrisse la natura.
Ma con il tempo le cose sono cambiate. Ci siamo civilizzati, e questo vuol dire che la nostra crescita non la
otteniamo più nel rapporto essere umano-natura ma in quello essere umano-essere
umano. Se dunque oggi per poter crescere bisogna relazionarsi con i propri
simili, le soluzioni per far questo non sono date proprio dal sapersi
comportare bene con gli altri? Ma gli altri, essendo esseri umani a loro volta,
devono anch’essi soddisfare la propria forte esigenza di crescere. A questo
punto è chiaro che l’uomo ha soltanto due modi per poter appagare questa sua
esigenza primaria: o fa in modo di sottomettere il resto della comunità
affinché lavori per la sua personale crescita, oppure inizia le trattative,
inizia a negoziare.
Con la parola “negoziare” non
bisogna limitarsi a immaginare situazioni prettamente economiche. Certo,
riguardano anche quelle ma la questione è molto più ampia e affascinante. Negoziare
significa incontrarsi a metà strada con
il proprio antagonista. Ovviamente questo, a sua volta, vuol dire che non
possiamo ottenere tutto e subito quello che vogliamo, ma che le cose si
conquistano un passo alla volta e, soprattutto, che i vantaggi devono essere
reciproci. E come possiamo compiere ciò? Semplice: notando ed esaltando le
caratteristiche positive del nostro interlocutore. “Ma questo è leccare questo
e quello!”, penserà qualcuno. Purtroppo è un pensiero comune un po’ a tutti,
nato da giuste osservazioni ma generalizzato in maniera sbagliata. Se
si fanno notare alle altre persone delle loro particolari caratteristiche che,
se ben utilizzate, possono essere apprezzate dagli altri, allora queste si
sentiranno in qualche modo utili e integrate nel resto della società. E questo
porterà un grande vantaggio anche a ognuno di noi perché i nostri interlocutori
non ci percepiranno più come delle possibili minacce di qualche tipo ma come
persone di cui potersi fidare (in fin dei conti siamo stati tanto attenti alla
loro persona da trovare ed evidenziare delle loro utilissime caratteristiche).
Una tale situazione è ciò che gli psicologi chiamano “entrare in empatia”. Quando c’è empatia tra le
persone c’è armonia, e lì dove c’è
armonia c’è creatività. E se si capisce perché una persona vuole alcune cose,
allora sarà più facile per noi andare incontro alle sue richieste, e lei alle nostre.
Ma per poter ottenere questo risultato è necessario trovare il modo di far
sentire con sincerità “importante” il nostro antagonista, al fine di entrare
serenamente in empatia ma tenendo alla larga qualsiasi forma di adulazione.
micheleputrino@email.it
micheleputrino@email.it
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