venerdì 6 marzo 2015

I Segreti dell’Intelligenza Corporea (Recensione)

Quando si parla di linguaggio del corpo alla maggior parte delle persone viene in mente qualcuno che, osservandoti, capisce cosa stai pensando. Questa cosa, se da una parte affascina, dall’altra inquieta parecchio. Già perché a nessuno piace apparire come “un libro aperto”. E allora ecco accadere una cosa alquanto strana: da una parte le persone sono attratte da volumi e film sull’argomento, dall’altra si sentono parecchio a disagio quando si ritrovano a parlare faccia a faccia con un “esperto” della materia. A ben pensarci questo disagio non è poi così ingiustificato: basta entrare in una libreria e gettare un’occhiata nel reparto “Linguaggio del Corpo” (presente ormai quasi sempre) per accorgersi che quasi tutti i volumi hanno titoli che dicono in sostanza cose del tipo: “Vuoi scoprire se la persona che ami ti racconta delle bugie? Leggi qui e lo scoprirai!”. Naturalmente non c’è niente di male nell’insegnare delle tecniche per capire se l’altro ci sta mentendo, ma ridurre soltanto a questo il linguaggio del corpo significa perdersi il meglio che la conoscenza di questa forma di comunicazione può dare. Infatti il linguaggio del corpo, oltre a “smascherare i bugiardi”, se ben utilizzato può trasformare le nostre relazioni con gli altri da dure e “sanguinarie” a piacevoli e costruttive. Non solo. Un corretto utilizzo del nostro linguaggio del corpo può portare il nostro stato emotivo da cupo e angoscioso a felice e positivo. Sembra incredibile vero? Allora fate un esperimento proprio adesso: abbassate le spalle e la testa come se qualcuno vi avesse caricato addosso qualcosa di veramente pesante... vi sentite più tristi vero? Adesso provate a raddrizzare le spalle e la schiena, a portare in dentro la pancia e il mento in su: sono certo che vi sentite meglio, più fieri e forse anche po’ spavaldi. E tutto questo soltanto cambiando una semplice postura! È qualcosa di stupendo eppure quasi nessuno pone l’accento in modo significativo su questo aspetto del linguaggio del corpo. “Quasi” nessuno, perché qualcuno c’è e si tratta di uno dei massimi esperti italiani in materia. Marco Pacori con il suo ultimo libro I Segreti dell’Intelligenza Corporea (edito da Sperling & Kupfer) è riuscito a condensare in un unico volume non tanto le tecniche (descritte ormai in decine e decine di altri testi), bensì la filosofia e la potenza positiva del linguaggio del nostro corpo al fine di consentirci di essere “più positivi” e quindi di sentirci “più vivi”.

«Passando attraverso la stimolazione dei sensi» scrive Pacori, «la percezione della tensione muscolare, i gesti e le posture si è appurato che è possibile agire sulla mente. [...] mente e corpo [...] sono un sistema integrato, in cui quello che avviene nel corpo influenza la mente e viceversa». Se a qualcuno di voi quest’affermazione può suonare “ovvia”, sappiate che dai tempi di Platone fino a praticamente qualche decennio fa “ovvio” era il “fatto” che mente e corpo fossero due cose completamente separate! Questa visione ha implicato tutta serie di conseguenze psicologiche, esistenziali e sociali nell’arco dei secoli e che ci trasciniamo ancora oggi. In ogni caso ciò che a noi adesso interessa è il fatto che tra mente e corpo esiste un continuo feedback. Ma se così stanno le cose – e se quindi le idee che ci vengono in mente non vengono “prese” da un mondo trascendentale – come facciamo a pensare? «[...] il pensiero» continua Pacori «può essere influenzato o condizionato dalle sensazioni, dallo stato del corpo e dall’ambiente fisico [...] le idee, in buona parte, nascono da una percezione sensoriale o motoria». In sostanza il nostro cervello riceve le sensazioni dai nostri cinque sensi che riutilizza per pensare e immaginare qualcosa che nella percezione immediata non esiste. Ad esempio: perché se guardo un disegno in cui è rappresentata una nave spaziale ai confini del sistema solare con degli uomini che guardano fuori dall’oblò percepisco un miscuglio di sensazioni come l’eccitazione per il nuovo, la paura dell’ignoto, la paura della morte eccetera se (ancora) i viaggi interplanetari umani nemmeno esistono? Il motivo è semplice: perché il mio cervello identifica l’uomo all’interno dell’astronave con me stesso, il nero dell’universo con l’ignoto, la nave spaziale con il viaggio e, facendo una somma e traendo dal tutto un “minimo comune denominatore” trova un significato emotivo a quello che sto guardando. Esiste una parola che identifica tutta questa “operazione”: è Metafora. E infatti, continuando a leggere il bel libro di Pacori troviamo scritto: «[...] esiste una sorta di “terra di mezzo” che fa da ponte tra pensiero e percezione sensoriale: le metafore. Nel linguaggio comune gli anni possono essere “verdi”, le giornate “piene” e ogni momento quello “buono”: si tratta di forme del linguaggio utili per rendere comprensibile un messaggio di per sé astratto. La metafora implica una comprensione in cui una parola o una frase usata abitualmente o principalmente per definire qualcosa viene utilizzata per esprimere qualcos’altro. [...]  la metafora suggerisce che due cose diverse sono la stessa cosa». E ancora: «Proprio grazie alle metafore riusciamo a comprendere i pensieri astratti dando loro “sostanza”, cioè rappresentandoli sotto forma di esperienze concrete... tanto concrete che nel momento in cui usiamo una metafora viviamo realmente l’esperienza sensoriale che descrive. [...] La ragione non è disgiunta dal corpo [...] ma trova le sue origini nel corpo e nell’intelligenza corporea (corsivo mio)».

Ci sarebbero ancora tante altre cose importanti da evidenziare del libro di Pacori che purtroppo in una recensione, per ovvi motivi, è impossibile fare. Invito comunque chiunque volesse approfondire l’argomento a leggere I Segreti dell’Intelligenza Corporea. Arricchirà di certo il corpo e lo spirito.

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