Avete
presente quei tizi che se ne vanno in giro guardando tutti quelli che
incontrano con lo sguardo che sembra proprio dire “Siete tutti degli
stupidi. Soltanto io so come va il mondo e quali sono le cose giuste da fare e
da pensare”? Ebbene, molte volte definiamo questi personaggi con le parole “saccente”,
“arrogante”, “presuntuoso” e quant’altro perché il nostro “io”, molto educato, non
vuole utilizzare parole troppo dirette. Ma è sempre efficace la “buona
educazione” o, in alcuni casi, è forse meglio dire le cose nel modo più diretto
e chiaro possibile senza, appunto, fare tanti giri di parole? Francesco Di
Fant, uno degli esperti sul linguaggio
del corpo più autorevoli in Italia, va direttamente al sodo definendo
questi individui con la parola che tutti noi in realtà pensiamo: stronzi. E ne dà una definizione a mio
parere impeccabile. Infatti scrive nel suo ultimo libro che si intitola,
appunto, Come riconoscere uno stronzo al
primo sguardo (Newton Compton Editori): «[...] i veri comportamenti da stronzo
sono riconducibili alla presunzione di superiorità che alcune persone nutrono
nei confronti degli altri.
[...]
Il vero stronzo ha visione e savoir-faire, è furbo e saccente. Ha un ego
smisurato e non si fa scrupoli. Negli anni, per mettersi in mostra, ha imparato
addirittura a utilizzare la tecnologia!
Il
suo atteggiamento da “so tutto io” si è modificato nel corso del tempo e oggi
si nutre della cultura nozionistica di internet, superficiale e a portata di
clic, che però permette di millantare un sapere sconfinato». Insomma, se siete
degli egocentrici che vogliono far ruotare tutto intorno a sé e, per far
questo, vi sentite in dovere di vedere e trattare chi vi circonda come esseri inferiori affinché
vi sentiate “importanti”, allora siete degli stronzi. E già perché molte, troppe volte additiamo gli altri senza
renderci conto che magari noi siamo peggio di colui o colei che giudichiamo. Ed
è proprio questa la caratteristica e la “novità” che mi è sembrato di scorgere
in questo nuovo libro di Di Fant rispetto ai tanti altri “manuali sugli stronzi”
che si possono trovare in libreria: il fungere da “specchio” sui nostri comportamenti al fine di
migliorarli. Naturalmente il libro di Di Fant non si limita solo a questo,
bensì descrive tecniche di linguaggio non
verbale al fine di poter riconoscere gli stronzi e, di conseguenza, saperli
gestire in maniera adeguata. Ma tutto ciò passa, giustamente, dal conoscere e
migliorare se stessi prima di poter “operare sugli altri”. Non solo. Affinché
possa avvenire tutto ciò in maniera adeguata e veramente utile, è necessario
vedere le cose per come sono e non per come, invece, vorremmo che fossero.
Questa è un’altra caratteristica di Francesco Di Fant e delle sue “analisi”:
non si muove mai per “teorie esotiche” (cosa che invece è molto comune trovare
nei libri self-help), bensì sempre su basi scientifiche e razionali. Scorrendo le pagine del libro, infatti, non
passa inosservata l’influenza della “scuola di pensiero” di Paul Ekman, considerato
una delle cento persone più influenti del mondo nonché pioniere delle tecniche
per riconoscere le emozioni e, quindi, il linguaggio del corpo (se a qualcuno
di voi è piaciuta la serie tv Lie to Me
sappia che il personaggio è ispirato proprio a Paul Ekman). Nella terza parte
del libro, per esempio, intitolata “Un mondo di bugie” Di Fant analizza gran
parte delle modalità con cui la gente racconta le menzogne. Cosa
particolarmente interessante è il fatto che le bugie non vengono considerate
sempre e soltanto “un male” ma, al contrario, spiega chiaramente che spesso
sono molto importanti: «Una realtà fatta solo di verità sarebbe insostenibile:
la menzogna è infatti nata e cresciuta insieme all’essere umano, attraverso i
millenni della sua evoluzione sul pianeta. [...] Per cooperare è indispensabile
mantenere l’unità sociale del gruppo, e questo è possibile solo se ognuno è
disposto a ingannare un po’ se stesso e gli altri con qualche bugia detta a fin
di bene». Questa, però, è la parte “positiva”; ma, come dicevamo, il mondo è
pieno di stronzi. E infatti «più un
individuo è abituato a mentire e più tende ad agire senza scrupoli, senza
curarsi delle conseguenze materiali, sociali ed emotive. I bugiardi patologici difficilmente
riescono a vivere le relazioni in modo normale, sviluppano un minore
attaccamento alle persone rispetto agli altri e vedono la bugia come unico
strumento d’interazione».
Dunque, state
alla larga dalla gente che mente in continuazione anche di fronte a voi (tipo
quelle persone che, ricevendo una telefonata in vostra compagnia, si mettono a
raccontare un sacco di balle con perfetta nonchalance):
sono degli stronzi patologici!
Ci
sarebbe tanto altro da dire su questo libro che, per ovvi motivi di spazio, non
posso descrivere. Perciò vi lascio con un profondo aforisma, riportato nel libro, al fine di invitarvi a tenere sempre gli occhi bene aperti:
“Come diceva
Zarathustra,
nella vita,
che tu cammini o ti muovi,
o ti siedi e
lo aspetti,
prima o poi uno
stronzo lo incontri”
Paolo Rossi
Michele Putrino
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