Che cosa vuol dire “essere positivi”? Forse che ce ne dobbiamo andare in
giro saltellando da una parte all’altra ridendo sempre, in qualsiasi
situazione, anche in quelle tristi e orrende, come dei protagonisti di un film
demenziale? Naturalmente no. Eppure è proprio questa l’immagine che molti
vedono di sé stessi quando qualcuno gli dice “pensa positivo!”. E infatti ecco che preferiscono immaginarsi donne o uomini dall’ “animo dannato”, visto che è
parte del credo collettivo l’idea che le persone intelligenti soffrono e solo
gli stupidi ridono (avete presente quel famoso detto “il
riso abbonda sulla bocca degli sciocchi”?). Le cose, per fortuna, non stanno
così.
“Essere positivo” significa essere in grado di trovare un’utilità a qualsiasi cosa. Per
comprendere un’affermazione così forte dobbiamo, prima di tutto, far nostra
l’idea che una cosa è utile non soltanto quando lo è a noi ma anche quando è
utile agli altri, senza puntare a un nostro calcolato tornaconto. Vediamo di capirci.
Una vostra amica vi sta confidando di sentirsi la
persona più inutile di questo mondo, che non riesce a trovare uno scopo nella
vita perché è priva di qualsiasi qualità. Voi, se siete dei veri amici e non
state pensando a dove avete parcheggiato la macchina, cosa fate? La
assecondate? Ovviamente no. Le dite che le cose non stanno come crede lei, che possiede
molte qualità che in pochi altri possiedono e quant’altro. E lo fate perché
deve esserci un ritorno materiale immediato? Ma figuriamoci, siete dei veri amici
mica degli opportunisti! Eppure un ritorno per voi deve pur esserci.
Ma se non è un ritorno materiale, allora di che tipo di “ritorno” stiamo
parlando? Beh, di quel tipo di ritorno che i soldi non possono comprare, e cioè
quello di vedere una persona con cui condividete molto tornare a essere
felice, tanto felice da contribuire a sua volta alla vostra di felicità. E già perché la felicità è contagiosa: basta
avere a che fare con qualcuno che è felice e che ci è simpatico per esserne
“contagiati”.
Tutto ciò vale non solo quando siamo tra amici e
persone a noi care, ma anche in ambito lavorativo dove, ovviamente, questa volta
il nostro tornaconto è effettivamente materiale. Facciamo un esempio. Dovete
chiedere al vostro capo dei giorni di permesso perché la casa che vostro zio vi
ha lasciato in eredità, e che si trova a più di ottocento chilometri da voi, è
pericolante e il comune la vuole abbattere. E tutto questo proprio mentre il
team di cui fate parte è impegnato in un importante progetto. Il vostro capo,
lo sanno tutti, è un tipo scorbutico a cui non importano affatto i fatti
vostri. Per lui esistete soltanto in quanto “ingranaggio” del suo lavoro. Che
cosa fate? Di certo non potete andare a piangere da lui per i problemi che
state attraversando. Ma voi una soluzione la dovete trovare, mica vi possono
buttare giù una casa come se fosse un sacco di immondizia! L’unica soluzione
fattibile è la seguente: fargli capire che la preoccupazione per il vostro
problema vi distrae seriamente e che, forse, è meglio qualche giorno di stacco
dal lavoro per risolvere la questione, ed evitare così che il vostro stato d’animo
incida negativamente anche sul rendimento del team. Se il vostro capo è una
persona intelligente, capirà che quello che state dicendo è vero: una persona molto
distratta in un gruppo rischia seriamente di creare problemi sul lavoro
che si sta svolgendo. Ergo, meglio
concedere qualche giorno di ferie che ritrovarsi una palla al piede. E questo
per il suo bene!
Ecco, dunque, cosa vuol dire pensare positivo: tirar fuori soluzioni utili anche – e soprattutto! –
dalle situazioni problematiche o addirittura disastrose.
Tutte le scoperte, le grandi invenzioni e, più in
generale, qualsiasi cosa abbia fatto evolvere l’uomo fino a fargli raggiungere
il grado di civilizzazione che possiede oggi, sono nate da problemi da cui ha saputo trarre utilità. Saremmo mai riusciti a costruire
le case in cui viviamo se non fosse stato difficoltoso vivere nelle
foreste? O avremmo mai potuto inventare la locomotiva, l’automobile e
l’aeroplano se i lunghi viaggi che si facevano a piedi o a cavallo fino a
qualche secolo fa non fossero stati estenuanti e irti di pericoli? Tutte queste
cose, e tante altre ancora, sono state fatte cavalcando il motto “di necessità
virtù”, portando al successo i loro inventori.
“Essere
positivi” e quindi “pensare positivo”, inoltre, è fondamentale per essere
apprezzati da chi vi circonda. Se siete persone che sanno non solo risolvere i
problemi ma che, addirittura, riescono anche a sfruttare questi problemi per
creare una nuova situazione, non credete che la gente vi verrà a cercare ogni
volta che si presenterà l’occasione?
Michele Putrino
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