Esiste una tecnica,
molto utilizzata negli ultimi tempi dagli atleti professionisti e ormai anche
dai manager di alto livello, che li porta a vivere un’esperienza prima ancora
di affrontarla fisicamente: si tratta della visualizzazione.
L’idea si basa sul fatto, ormai accertato, che il nostro inconscio non
distingue l’immaginazione dalla realtà. Giusto per avere un’idea di cosa stiamo
parlando facciamo un esempio.
Una mattina vi svegliate di soprassalto. Siete convinti che quello che avete appena vissuto è accaduto davvero. Eppure vi guardate intorno e vi accorgete di essere nel letto della vostra stanza e non a scalare il K2! “Ma com'è possibile?” vi chiedete. “Io sono sicuro che fino a pochi istanti fa ero aggrappato alle pareti di una montagna!”. Vi alzate con quella forte certezza in testa e, man mano che razionalizzate, vi convincete che non poteva essere altro che un sogno. Cos'è successo? Esattamente la prima cosa di cui eravate convinti: avete vissuto realmente quell'esperienza! E ora starete pensando: “Ma che dici? Stai cercando di inculcarci qualche scemenza esoterica?”. Naturalmente no, ci mancherebbe. La domanda che ci dobbiamo porre è piuttosto: che cos'è la realtà?
Una mattina vi svegliate di soprassalto. Siete convinti che quello che avete appena vissuto è accaduto davvero. Eppure vi guardate intorno e vi accorgete di essere nel letto della vostra stanza e non a scalare il K2! “Ma com'è possibile?” vi chiedete. “Io sono sicuro che fino a pochi istanti fa ero aggrappato alle pareti di una montagna!”. Vi alzate con quella forte certezza in testa e, man mano che razionalizzate, vi convincete che non poteva essere altro che un sogno. Cos'è successo? Esattamente la prima cosa di cui eravate convinti: avete vissuto realmente quell'esperienza! E ora starete pensando: “Ma che dici? Stai cercando di inculcarci qualche scemenza esoterica?”. Naturalmente no, ci mancherebbe. La domanda che ci dobbiamo porre è piuttosto: che cos'è la realtà?
Avete
presente quella famosissima scena del film Matrix
in cui Morpheus chiede a Neo di scegliere tra la pillola azzurra e quella rossa?
Ecco, in questo momento ci troviamo nella stessa simbolica situazione. Stiamo
per entrare in un “mondo” che molte volte, in qualche modo, intuiamo – e viviamo – ma che non siamo mai riusciti a razionalizzare e, per questo,
rigettiamo come “flash” della nostra mente. Ma non è così. E non sto parlando
di qualche strampalata teoria, bensì di fatti scientifici.
È reale quella percezione che, giunta attraverso i nostri sensi, il cervello
afferma essere tale. Dunque è il nostro cervello a definire l’oggettività delle
cose, confrontando ciò che nel nostro “software” abbiamo archiviato come “cose
vere” con quello che abbiamo percepito. Se non corrisponde, è classificato come
“falso” o “immaginario” e viene scartato. Ma chi ci ha “installato” il
programma “cose vere”? Il primo “architetto” (giusto per usare ancora un po’ di
terminologia di Matrix) è, naturalmente,
l’evoluzione. C’è però un’altra artefice: la società in cui siamo stati
educati. Ebbene, benché molti degli standard definiti dal programma “cose vere”
devono assolutamente restare così come sono (pensate se iniziaste a non
percepire più gli strapiombi come pericolosi!), altri invece devono essere modificati. Tra i più
importanti da cambiare c’è certamente il non lasciarsi distrarre dagli eventi
occasionali che logorano inutilmente le nostre energie. Esiste un solo modo per
farlo in maniera efficace: crearsi un obiettivo talmente importante da
percepirlo come una missione. Sì
perché il cervello è nato proprio per raggiungere obiettivi importanti per la
nostra sopravvivenza e per la nostra crescita. E non esiste modo migliore di
coinvolgerlo a svolgere pienamente questo “compito” se non proprio attraverso
l’idea di “avere una missione da compiere”: solo così riusciremo a coinvolgere
non solo la nostra parte razionale ma anche e soprattutto quella emotiva. Ma
come facciamo a trasformare un obiettivo in una missione e cioè in qualcosa che
noi addirittura non vediamo l’ora di portare a termine? Utilizzando la tecnica
che accennavamo prima e che è vecchia quanto la civiltà umana: visualizzando. In pratica si tratta di vivere ciò che stiamo immaginando come
se stesse accadendo veramente e, quindi, come se stessimo percependo attraverso
i cinque sensi la situazione in cui ci ritroveremmo a operare una volta
raggiunto l’obiettivo. Esempio: tra una settimana dobbiamo tenere un discorso
in pubblico. Per poterci preparare visualizziamo,
ogni giorno di questa settimana, la situazione in cui ci ritroveremo ad agire in questo
modo: vedremo il nostro capo che dal palco annuncia il nostro intervento mentre
noi, seduti nelle prime file, iniziamo ad alzarci per andargli incontro;
sentiamo le pacche sulle spalle dei nostri colleghi con le loro parole di
incoraggiamento; ci vediamo salire le scale, stringere la mano al nostro capo scambiando
qualche battuta e dire al microfono “buongiorno a tutti” e così via. A furia di
visualizzare in questo modo la situazione, quando accadrà sul serio ci sembrerà
una passeggiata di salute perché, per il nostro cervello, la cosa è già
accaduta molte volte. In pratica è stato “addestrato” all'evento. E visto che
ansia e stress arrivano quando non sappiamo come si svolgeranno gli eventi,
questi questa volta non si presenteranno.
In
sostanza, attraverso la visualizzazione il nostro cervello “capisce” gli
atteggiamenti che deve tenere per raggiungere quello scopo e inizia ad
applicarli sin da subito. Ovviamente, comportandoci nel modo “richiesto” dal
nostro obiettivo, inizieremo a percorrere le strade dirette verso di esso
ignorando tutte le altre e quindi evitando dannose distrazioni. Agendo così ne
guadagnerà la nostra salute, ci godremo ogni istante della nostra vita e
raggiungeremo anche gli obiettivi che ci siamo prefissati!
Riassumendo:
immagina ciò che vuoi ottenere come se lo stessi vivendo e quasi certamente lo
otterrai.
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