Come
gestire una conversazione
Avete mai notato il
fatto che la gente preferisce di gran lunga parlare piuttosto che ascoltare?
Sicuramente sì. La cosa particolare in ciò è che siamo convinti che è colui o
colei che parla di più a gestire la discussione e ad aver potere sull’altra persona.
Certo, nei casi in cui ci troviamo di fronte a un oratore molto convinto di
quello che dice e fortemente passionale, ciò può anche avvenire, ma alla lunga
la gente si può stancare e addirittura, in alcuni casi, prendere in odio
l’oratore stesso di cui fino a poco prima si apprezzavano le parole. E allora,
se ci dovessimo trovare nella situazione in cui dobbiamo far cambiare idea a
una persona, quale sarebbe il modo più corretto?
Risposta: ponendo domande ed evitando affermazioni troppo categoriche. Il motivo? Eccolo: nessuno – compresi noi stessi – vuole sentirsi dire che le sue parole sono stupide o ridicole. Anche nel caso in cui ci rendiamo conto che il nostro interlocutore ha perfettamente ragione, se tratta con sprezzo le nostre affermazioni preferiamo negare a priori tutto ciò che dice e difendere ciò che abbiamo detto. È naturale, infatti, per qualsiasi essere vivente difendere ciò che gli appartiene, sia esso un oggetto, la propria prole o le proprie idee. Ponendo delle domande rispettose su ciò che l’altro sta affermando, invece, facciamo capire che abbiamo tutto il rispetto per quello che sta affermando ma, allo stesso tempo, che c’è qualcosa che “non torna”. A quel punto sarà il nostro stesso interlocutore a mettere in dubbio le proprie affermazioni. Risultato: senza alzare la voce, litigare e creare futuri rancori, siamo riusciti a fargli cambiare idea. Facciamo due esempi per chiarire meglio ciò di cui stiamo parlando. Nel primo esempio (che chiameremo ESEMPIO A) riporteremo una conversazione “standard”, e cioè quel tipo di conversazione che alla fine si traduce in un litigio tra le due parti. Nel secondo esempio invece (che chiameremo ESEMPIO B) vedremo come la stessa discussione, se gestita con delle domande, può rigirarsi non soltanto a nostro vantaggio, ma anche a favore del nostro “accusatore”.
Risposta: ponendo domande ed evitando affermazioni troppo categoriche. Il motivo? Eccolo: nessuno – compresi noi stessi – vuole sentirsi dire che le sue parole sono stupide o ridicole. Anche nel caso in cui ci rendiamo conto che il nostro interlocutore ha perfettamente ragione, se tratta con sprezzo le nostre affermazioni preferiamo negare a priori tutto ciò che dice e difendere ciò che abbiamo detto. È naturale, infatti, per qualsiasi essere vivente difendere ciò che gli appartiene, sia esso un oggetto, la propria prole o le proprie idee. Ponendo delle domande rispettose su ciò che l’altro sta affermando, invece, facciamo capire che abbiamo tutto il rispetto per quello che sta affermando ma, allo stesso tempo, che c’è qualcosa che “non torna”. A quel punto sarà il nostro stesso interlocutore a mettere in dubbio le proprie affermazioni. Risultato: senza alzare la voce, litigare e creare futuri rancori, siamo riusciti a fargli cambiare idea. Facciamo due esempi per chiarire meglio ciò di cui stiamo parlando. Nel primo esempio (che chiameremo ESEMPIO A) riporteremo una conversazione “standard”, e cioè quel tipo di conversazione che alla fine si traduce in un litigio tra le due parti. Nel secondo esempio invece (che chiameremo ESEMPIO B) vedremo come la stessa discussione, se gestita con delle domande, può rigirarsi non soltanto a nostro vantaggio, ma anche a favore del nostro “accusatore”.
ESEMPIO A:
Marco: Sei
assurdamente egoista! Ti avevo detto che mi serviva la macchina per le quattro
e invece ti presenti un’ora dopo! Almeno ti potevi degnare di rispondere al
telefono!
Daniela: Ah! Io sarei
l’egoista? Come se fossi andata a divertimi! Ho passato l’intera giornata con
mia madre all'ospedale – cosa di cui tu eri perfettamente a conoscenza! – e mi
dovevo preoccupare a riportare la macchina in tempo perché il signorino deve
andare a farsi la sua bella partitella con gli amici! Ma che razza di persona
sei? Ti dovresti solo vergognare!
Marco: Non ho detto
questo! Ti ho detto che potevi almeno avvertire che saresti arrivata in
ritardo!
Daniela: Ma tu guarda
che faccia tosta! Hai anche il coraggio di rispondere! Dovresti solo stare
zitto! È chiaro che non te ne
importa niente di me e che la tua unica preoccupazione è non fare una brutta
figura con i tuoi amichetti! Mi chiedo come ho potuto essere così cieca fino a
oggi e non vedere che razza di essere sei!
Marco: Quello cieco
fino a oggi sono stato io! Il fatto che non mi hai pensato per tutto il giorno –
nemmeno una telefonata per avvertirmi! – mi fa capire quanto ci tieni realmente
a me!
Daniela: Ma che cosa
stai dicendo! Sono stata incasinata tutto il giorno! Non ho avuto nemmeno il
tempo per andare in bagno figurati per farti la telefonata!
Marco: Ecco! Lo vedi?
Ho ragione! Lo ammetti tu stessa!
Daniela: Tu sei fuori
di testa!
Marco: Sei tu quella
fuori di testa!
E
così via… Quante volte abbiamo sentito (o meglio, ci siamo ritrovati!) in
discussioni di questo tipo? Ovviamente, delle diatribe del genere sono
deleterie per ambedue le parti. Vediamo, invece, come l’accortezza di anche una
sola delle parti (ponendo delle domande rispetto alle affermazioni dell’altro, piuttosto
che attaccare a propria volta) può portare a una più facile e produttiva
soluzione una discussione che altrimenti avrebbe tutte le potenzialità per
sfociare in un rovinoso conflitto.
ESEMPIO B:
Marco: Sei
assurdamente egoista! Ti avevo detto che mi serviva la macchina per le quattro
e invece ti presenti un’ora dopo! Almeno ti potevi degnare di rispondere al
telefono!
Daniela: Hai ragione,
sono in ritardo e non ti ho avvertito; e per questo ti chiedo scusa. Ma non
capisco perché mi accusi, in maniera così violenta, di essere egoista. Forse
non ti ricordi dove sono dovuta andare oggi?
Marco: Certo che me
lo ricordo! Sei andata all’ospedale con tua madre. Ma questo non giustifica il
tuo comportamento!
Daniela: Ne sei
sicuro? Non ti è mai successo di accompagnare una persona a te cara a fare
degli esami importanti per la sua salute e, mentre sei lì in apprensione, di
perdere completamente la percezione del tempo?
Marco: Beh sì… certo…
capisco quello che vuoi dire… Scusami, mi sono comportato da sciocco…
Daniela: Non importa,
può succedere a tutti… Anch’io dovevo stare più attenta e almeno avvertirti…
Questo
secondo genere di conversazione è molto più raro da incontrare nella realtà non
perché sia “impraticabile”, ma più semplicemente perché non siamo abituati a relazionarci
con le persone in questo modo (per inciso, le due conversazioni sopra riportate
sono tratte, con le opportune modifiche, da dialoghi realmente avvenuti).
Riuscire
ad apprezzare e a rispettare l’altra persona anche nel caso in cui quest’ultima
ci attacca (che è esattamente quello che facciamo quando chiediamo sinceramente
una spiegazione riguardo alla sua reazione), non solo ci porta a ottenere
quello che vogliamo, ma contribuisce significativamente a migliorare il mondo che
ci circonda.
micheleputrino@email.it
micheleputrino@email.it
ciao Michele,
RispondiEliminaConcordo ma come al solito credo che dipenda dall'interlocutore che hai davanti e dallo stato emotivo che hai in quel momento non sempre si riesce a far cambiare opinione a chi è suscettibile ed non ammette neanche a se stesso di aver torto..
spesso le persone con le quali ci relazioniamo sono sorde a qualsiasi tipo di linguaggio .
cosa pensi a riguardo?
ciao e grazie
Ciao Manuel,
EliminaE' vero, alcune volte incontriamo delle persone che sono talmente tanto radicate in alcune loro convinzioni da non prendere nemmeno in considerazione la possibilità di discuterle. Il motivo per cui accade questo è il classico "istinto per la sopravvivenza": la gente si "attacca" ad alcune idee, anche se sbagliate, perché almeno queste danno un senso alle loro vite, una direzione verso cui andare. Se, dunque, noi che cerchiamo di far cambiare idea a un siffatto interlocutore ci approcciamo a lui con il solo intento di demolire il suo concetto SENZA OFFRIRGLI UNA VALIDA ALTERNATIVA, tapparsi le orecchie sarà per questa persona qualcosa di vitale. In più, c'è una cosa che quasi mai ricordiamo: noi parliamo molto di più con il nostro corpo che con le nostre parole; questo significa che molte volte portiamo all'irritazione il nostro interlocutore perché magari con le parole siamo gentili ma con le micro-espressioni del nostro corpo trasmettiamo ostilità.
Io consiglio sempre di fare dei piccoli esperimenti da sé e di osservare il comportamento delle altre persone: in questo modo avrai modo di notare che sono cose molto più reali di quanto possano sembrare da una descrizione. Spero che mi farai sapere se riuscirai a trovare un riscontro nella realtà!
A presto!
Grazie Michele
Eliminaora ho capito
ci proverò
a presto
Manuel la conversazione tra te e Michele è molto interessante e fa riflettere. Concordo con te che alcune persone hanno il bisogno, con la loro aggressività verbale, di affermare la loro autostima demolendo la tua. Io purtroppo non ho molta pazienza e autocontrollo, cercherò di migliorare con i consigli molto utili di Michele. Penso però che nella moltitudine di persone ci siano anche individui aridi che non meritano la nostra attenzione. Ciao a tutti e grazie dei vostri post.
EliminaCiao Marian, grazie a te per il tuo bel commento!
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