Espressioni
di falsità
«Tutti
mentono». Così era solito dire dottor House. E aveva ragione. Non passa giorno
in cui non cerchiamo di capire se il nostro partner, la nostra amica o il
ragazzo indaffarato a prepararci il panino dietro il bancone del bar non ci
stia mentendo. Tutti siamo quasi sempre alle prese con un dilemma del genere, e
tutti ci ritroviamo spesso impantanati in situazioni che non volevamo soltanto
perché non ci siamo resi conto che qualcuno ci mentiva oppure, ancora peggio,
perché eravamo fermamente convinti che quel qualcuno ci ha raccontato un sacco
di menzogne quando, invece, non era affatto così! È fondamentale dunque, per la
nostra vita quotidiana ma non solo, avere dei “metodi” che consentano di capire
se abbiamo a che fare con degli imbroglioni oppure no. Per fortuna oggi questi metodi
esistono e sono anche molto affidabili.
Negli ultimi trent’anni
sono apparse le più svariate tecniche per poter “leggere” il corpo degli altri
di cui, neanche a dirlo, molte non poggiano su nessuna base scientifica e
sperimentale. Eppure qualcuno che è riuscito, dopo decenni di serissime
ricerche, a trovare metodi scientifici per comprendere il linguaggio inconscio
del corpo esiste: è Paul Ekman, professore emerito all’Università della
California, considerato dal Times Magazine una delle cento persone più
influenti del mondo. La serie televisiva Lie
to me si basa proprio sulle sue scoperte. Detto questo vediamo, in questo e
nei prossimi articoli, quali tecniche ci insegna il professor Ekman per
smascherare le menzogne.
Esistono tre “indizi”
che, se notati sul volto del nostro interlocutore, possono farci capire se ci
troviamo di fronte a una persona che ci sta mentendo oppure no. La prima è l’asimmetria dell’espressione facciale.
Ogni volta che siamo
coinvolti in una discussione o comunichiamo qualcosa, sul nostro viso compaiono
espressioni che rispecchiano ciò che diciamo, proviamo o pensiamo. E questo
avviene, quasi sempre, senza rendercene conto. Però possono non sfuggire a un
attento osservatore esterno.
Immaginiamo di essere
noi gli osservatori esterni intenti a capire se la persona che abbiamo di
fronte ci sta raccontando la verità. La prima cosa a cui potremmo fare caso è
che un lato del suo viso esprime maggiore
emozione rispetto all’altra metà. Questa asimmetria di solito avviene perché
nel nostro interlocutore è presente una “tensione” dovuta molto probabilmente
alla sua lotta interna tra l’emozione suscitata dalla paura di essere scoperti
e il tentativo di esprimere anche emozionalmente quello che sta dicendo. Se dunque
sul volto del nostro interlocutore appare un’asimmetria del genere, faremmo
bene a iniziare a pensare di avere a che fare con un possibile bugiardo. Ma,
come scriveva giustamente Agatha Christie, «Un indizio è un indizio, due indizi
sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Dunque, osservata l’asimmetria,
proseguiamo nella ricerca di nuovi indizi che possano confermare il nostro
sospetto.
Il “secondo indizio”
lo andremo a cercare nei tempi di durata,
attacco e stacco dell’emozione.
Quando un’espressione
dura troppo a lungo su di un volto, molto probabilmente è falsa (Ekman afferma
che lo è di certo se supera i dieci secondi, ma che può esserlo pure se supera
i cinque secondi). Anche nei casi di furia estrema, di profonda depressione o
di estasi sessuale è raro che l’espressione sia sempre la stessa: in questi
casi, infatti, avvengono un susseguirsi di espressioni sul viso. Inoltre, nei
casi di vera sorpresa, l’espressione
deve apparire per meno di un secondo perché, se dura di più, siamo alle prese
con una manifestazione fatta per convenzione (tipo sorridere automaticamente quando si incontra una persona) oppure con qualcuno che vuole farci
credere altro rispetto alla verità, e cioè quando ci sta raccontando delle
sciocchezze.
Un “terzo indizio”,
infine, lo abbiamo quando il gesto fatto con il corpo avviene dopo l’affermazione verbale (a esempio:
se qualcuno dice “non sono stato io!” e dopo
un secondo sbatte la mano sul tavolo per dare forza alla sua affermazione,
molto probabilmente la sua è una bugia). Ma questo vale anche nel caso in cui l’espressione
mimica avviene dopo aver pronunciato
le parole. Insomma, come scrive lo stesso Ekman, «Espressioni del viso che non sono sincronizzate coi movimenti del corpo
costituiscono probabili indizi di falso». Come sempre, l’armonia è sempre sinonimo di verità.
“Scovare” questi tre
indizi contemporaneamente, al fine di ridurre al minimo la cattiva
interpretazione, può sembrare complicato ma, in realtà, è un po’ come imparare
una lingua straniera: con tanta pratica alla fine la cosa diventa automatica (o
quasi). In fin dei conti il “linguaggio del corpo” è, appunto, un linguaggio.
Quanto descritto
rappresenta soltanto una parte delle tante tecniche che Paul Ekman ci ha svelato
per smascherare le menzogne. Nella Parte II (clicca qui per leggere la seconda parte) descriverò le altre tecniche
iniziando dall’espressione più affascinate ed enigmatica dell’essere umano: il sorriso.
Michele Putrino
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