Per gran parte del
nostro tempo viviamo in un perenne stato di paura.
Questo accade perché, senza rendercene conto, siamo continuamente assoggettati
alla parte più primitiva del nostro cervello, quella parte che ha come unico
interesse la nostra sopravvivenza.
Molti potrebbero pensare: “È
normale, la vita è una continua lotta
per la sopravvivenza!”. Può sembrare strano, ma l’uomo ha superato questa fase
darwiniana. E non è qualche strampalata teoria a dirlo, bensì la fisiologia stessa
del cervello.
Il
cervello umano è costituito essenzialmente da, diciamo così, tre “strati”. Il
primo, quello in assoluto più antico, è il tronco
encefalico, detto anche cervello
rettiliano (questa denominazione è dovuta al fatto che la sua funzione è
molto simile a quella del cervello dei rettili); il secondo, invece, è il sistema limbico, o cervello medio, comune ai mammiferi; la terza e ultima parte è
costituita dalla neocorteccia, la
famosa “materia grigia”. Perché è importante conoscere questa suddivisione?
Perché, di volta in volta, ogni nostro pensiero e ogni nostra azione “nascono”
da una di queste parti. E, in base al prevalere dell’una o dell’altra,
adottiamo un ben determinato comportamento, che può andare dal “saggio ed
elegante” a quello “istintivamente primitivo”. Comprendere a grandi linee come
queste parti funzionino e si influenzino tra loro ci aiuta a comprendere i
nostri modi di essere al fine di migliorarli e, quindi, di migliorare la nostra
esistenza.
Quando
siamo in preda ad “attacchi” di fame o di irrefrenabile istinto sessuale, è il
cervello rettiliano a dettare legge. Anche quando sentiamo l’impulso a scappare
via da dove ci troviamo o a dare un cazzotto a qualcuno senza capire il perché,
è sempre questa parte del cervello a ordinarlo. Se, invece, siamo immersi in
forti emozioni dettate dalla paura o dal desidero, allora il “centro di comando” si è spostato
nel cervello medio. Questa parte di cervello (e di conseguenza il suo "prodotto", cioè ciò che noi
chiamiamo “emozione”) si è evoluta proprio per soddisfare e gestire al meglio
le pulsioni che arrivano dal cervello rettiliano, aumentando così la
possibilità di sopravvivenza (un conto, infatti, è reagire in modalità “lotta o
fuggi” basandosi soltanto su questi due estremi, un altro è modularli e
bilanciarli in base alla situazione attraverso i “segnali” emotivi). È chiaro, dunque, che
queste due parti del cervello sono quelle che prendono il sopravvento appena ci
sentiamo minacciati, appena entra in ballo la nostra sopravvivenza. È anche chiaro però
che, per quanto possano essere “bilanciati” dal cervello medio, le soluzioni
conosciute da questo sistema per farci sopravvivere sono pur sempre quelle
primordiali di “o lotti o fuggi!”. Pare proprio, quindi, che i concetti di crescita, miglioramento e creatività,
tanto cari all’uomo moderno, sono del tutto estranei a queste parti. Questi,
infatti, risiedono in quella parte che costituisce ben il novanta per cento del
nostro cervello, e cioè la neocorteccia.
La
neocorteccia rappresenta la parte più evoluta dell’uomo. Qui è dove risiedono
tutte quelle cose che ci distinguono da tutti gli altri esseri viventi. Ma
anche la neocorteccia è suddivisa in diverse aree adibite a varie funzioni come
la vista, l’udito, i sensi e quant’altro. La più affascinante di tutte è
certamente il Lobo Frontale, che si trova in corrispondenza della nostra
fronte. Il Lobo Frontale in pratica è il “direttore d’orchestra” del cervello. È questo il luogo in
cui vengono elaborati i nostri pensieri e le nostre idee. Questa, in sintesi, è
la parte in grado di prendere il controllo sull’intera nostra fisiologia,
giacché quello che qui avviene è ciò che noi definiamo “Io”. Ma, proprio perché
quest’aria è l’ultima conquista dell’evoluzione, è anche quella meno
utilizzata: dobbiamo ancora imparare a sfruttare tutto il suo potenziale.
Qualcuno a tal riguardo potrebbe obiettare: “Ma mica il Lobo Frontale si è
formato negli ultimi anni! Saranno almeno decine o centinaia di migliaia di
anni che esiste! Se nascondeva tutte queste grandi meraviglie lo avremmo già
scoperto da tempo!”. Ebbene, a coloro che pensano questo vorrei far notare che
la possibilità biologica di comporre e comprendere questi strani segni che io ho scritto e che voi state leggendo esiste anch'essa da centinaia di migliaia di
anni, eppure è soltanto da qualche migliaio che la utilizziamo mettendola in
pratica. E questa “scoperta” quanto ha stravolto le nostre vite rispetto a
quella dei famosi cacciatori/raccoglitori? Ecco, è questo il punto: ci
ritroviamo con un grande mezzo che soltanto di rado, e magari per caso, siamo
stati in grado di mettere in funzione. Siamo come dei bambini che si ritrovano
tra le mani uno Stradivari: ci
giochiamo, lo strimpelliamo, ma senza mai nemmeno lontanamente immaginare la
magia che è in grado di suscitare quell’oggetto se correttamente adoperato!
Tutti
noi abbiamo già avuto esperienza della potenza del Lobo Frontale. Vi è mai
capitato di essere talmente concentrati da non sentire né fame, né dolore,
nonché perdere la concezione dello scorrere del tempo e del luogo dove vi trovavate?
O ancora, avete presente quando riflettete talmente tanto su voi stessi da vedere
il vostro corpo dall’esterno (se non lo avete mai fatto, concentratevi e
provateci adesso: è una cosa più reale di quanto, detta così, possa sembrare)? Tutto questo è il Lobo Frontale che vi consente di farlo. Il Lobo Frontale riesce
a calmarci, acquietando le nostre ansie e le nostre paure, perché per “lui” la
priorità non è la sopravvivenza, ma la crescita,
il raggiungere livelli superiori dell’esistenza. Musica, letteratura, design, ricerca della bellezza e dell’armonia:
tutto ciò ha poco o niente a che fare con il concetto di “sopravvivenza”. Qui
non è più il difendersi da qualcosa
che conosciamo dal passato a predominare, bensì il ricercare qualcosa da cogliere dal futuro. E allora smettiamola di indugiare
con vecchi concetti che ci tengono ancora legati a una visione primitiva della
vita e compiamo questo nuovo salto evolutivo!
Ora
è il momento di svegliare e mettere a frutto le potenti funzioni ancora
dormienti del Lobo Frontale. Il primo modo per poterlo fare è esercitarsi a
focalizzare la propria attenzione prima su qualcosa di esterno, poi sul nostro
corpo e sulle nostre funzioni vitali. Più lo faremo, più eserciteremo il nostro
“muscolo” Lobo Frontale. Proprio come un muscolo, avrà bisogno di tanto
esercizio prima di risvegliarsi dal lungo stato di inattività che lo ha atrofizzato.
Ma, quando si risveglierà, tutte le vostre paure svaniranno e soltanto un futuro
pieno di sogni pronti a essere colti resterà sempre presente di fronte a voi.
[Nel prossimo articolo parleremo delle tecniche da utilizzare per potenziare le funzioni del Lobo Frontale]
micheleputrino@email.it
micheleputrino@email.it
interessante sebbene non nuova questa dissertazione sul nostro PC ma le conclusioni, seppure di notevole pregio sono appannaggio di pochi, occorre infatti avere il tempo per compiere questi "esercizi" e questo tempo per la stragrande parte dell'Umanità proprio non esiste. Stiamo combattendo ancora con la paura del domani.
RispondiEliminaVi è inoltre un'altra osservazione da fare: quand'anche ci fosse questo tempo occorre ancora altro tempo per passare da questo stadio al successivo, una sorta di preparazione che consentirebbe al cervello di creare la rete di sinapsi che collega i neuroni e questa è una cosa che non si fa con uno schiocco di dita