Una cosa è certa: non
si può avere coraggio nell’affrontare la vita se non si possiede un ideale, una
“visione del mondo” che dia in qualche modo un senso al nostro vivere. Ma in
quest’epoca dove, a quanto pare, nessun “sistema” di quelli fin’ora vigenti riesce
a soddisfare pienamente la nostra irrequietudine, come possiamo trovare quel
coraggio così necessario per affrontare i problemi e gli imprevisti che si
presentano nel nostro vivere quotidiano? Una risposta esiste, ed è più semplice
di quanto possa sembrare.
Innanzitutto
è bene scoprire le carte e ammettere chiaramente qualcosa che tutti noi nel
nostro intimo sappiamo ma che difficilmente confessiamo a noi stessi: l’essenza stessa della vita è il rischio. Anzi,
potremmo azzardare l’affermazione che “vivere” e “rischiare” sono sinonimi.
Perché? Provate ad attraversare una strada trafficata senza correre il rischio
di essere investiti: naturalmente se aspettate il momento in cui il rischio è
pari a zero non attraverserete mai. O ancora: pensate sia possibile scendere
delle semplici scale senza il rischio di inciampare e rompersi qualcosa (se non
peggio)? Oppure: non esiste forse un rischio di scivolare e sbattere la testa a
uno spigolo solamente scendendo dal letto la mattina? Ovviamente la mia
intenzione non è quella di mettervi paura, ma più semplicemente di farvi notare
che ogni volta che agiamo, per quanto piccola quest’azione possa essere, ci
prendiamo un rischio. E visto che non può esistere vita senza che avvengano
delle azioni, di qualsiasi natura esse siano, diventa abbastanza chiara la
nostra affermazione iniziale, e cioè che non è possibile vivere senza correre
rischi. Comprendere questo è importante perché nella nostra era sembra proprio
che abbiamo fatto un po’ troppo nostra la filosofia di evitare qualsiasi
rischio. Questo ci porta, come abbiamo visto, a non vivere pienamente le nostre
giornate e a non andare alla ricerca del nuovo; e se non andiamo alla ricerca
del nuovo, non possiamo progredire; e le cose che non progrediscono in natura
muoiono. Purtroppo l’esempio di tutto questo lo stiamo vivendo tutti noi nel
nostro paese. La cultura italiana, soprattutto negli ultimi tempi, si è basata
sul principio di “evitare qualsiasi rischio”. Pensate a quanto è stata
dominante l’idea del “posto fisso”. Ovviamente con questo non voglio di certo
dire che un lavoratore non debba difendere i propri sacrosanti diritti. Quello
che intendo dire è, invece, che quel tipo di mentalità ha allontanato da noi la
capacità di affrontare la vita con coraggio. Se la vita è un continuo rischio e
noi invece siamo stati educati con forza a evitarlo, come potremmo mai
affrontare la vita senza vederla come un inferno? Non amare il rischio equivale a non amare la vita. C’è da stupirsi,
dunque, se lo stato di angoscia e depressione è diventato parte naturale in
tutti noi?
È quindi arrivato il
momento di far rinascere il coraggio nel nostro animo; e questo equivale a dire
“ritrovare l’amore per il rischio”. Certo, deve essere un amore per il rischio
intelligente, e cioè dietro il rischio deve esserci la forte spinta a crescere,
a progredire, a evolversi, deve esserci la voglia irrefrenabile di creare, ma deve pur sempre essere
presente l’amore per il rischio. Eppure, come abbiamo detto all’inizio, per
poter fare questo dobbiamo trovare una “visione del mondo” che in qualche modo
ci tranquillizzi anche di fronte al rischio più estremo, e cioè la Morte. E già
perché, che ci piaccia o no, la morte è una parte fondamentale della vita. Come
potremmo mai imparare a vivere serenamente e con coraggio se prima non impariamo a
guardare con una certa serenità anche questa parte così fondamentale? E può mai
essere possibile non temerla? Certo, con le basi culturali che ci sono state
date, l’impresa sembra impossibile. Ma riflettiamo un attimo: se questa esiste
c’è di certo un perché.
Noi
siamo parte di un Tutto che continua a trasformarsi, senza però annullare mai
niente. Come disse il celebre chimico Antoine Lavoisier – concetto poi ripreso
ed esteso successivamente da Albert Einstein – “Nulla si crea, nulla si
distrugge, tutto si trasforma”. E questo vale anche per noi. Naturalmente sarà
quasi certamente impossibile sapere in cosa consisterà questa successiva “trasformazione”,
ma a noi dovrebbe bastare il sapere che le cose stanno effettivamente così per svincolarci
dalla paura estrema insita nella morte. Come sempre, questa non è una semplice
teoria campata in aria ma è la stessa scienza a dare atto di ciò, soprattutto
se riflettiamo sul fatto che è il nostro stesso corpo a mutare e cambiare in
continuazione. La maggior parte delle cellule del nostro corpo sono
completamente mutate rispetto a quelle di dieci anni fa. Addirittura delle
scoperte abbastanza recenti hanno evidenziato che anche i neuroni possono
mutare (processo definito neurogenesi).
Questo significa che il nostro corpo, al di là delle apparenze, non è più
assolutamente lo stesso di quello di tempo fa. Già nel quotidiano il nostro
corpo subisce una continua trasformazione in “altro”. E lo stesso vale, come
abbiamo visto nell’articolo precedente, per la nostra mente. Eppure… noi siamo
sempre noi! Tecnicamente, quindi, non c’è motivo di temere la morte perché
questa non è altro che un continuo processo di cambiamento.
Se,
a questo punto, ci è chiaro il “modo” in cui è possibile far sorgere in noi un
sincero coraggio in maniera spontanea, dovrebbe essere altrettanto spontaneo
comprendere che noi non siamo nati per caso. Dietro a questo nostro
vivere si nasconde un “perché”, che soltanto seguendo con coraggio ciò che il
nostro cuore ci dice potremo un giorno comprendere.
Winston
Churchill una volta disse: «Il coraggio è la prima delle qualità umane, perché
è quella che garantisce tutte le altre». Ebbene, come dargli torto visto che,
come abbiamo compreso, “vivere” equivale a “essere coraggiosi”?
Vivere
con vero coraggio non significa soltanto trovare la forza per affrontare i
problemi, ma significa soprattutto essere se stessi affermando energicamente la
propria natura seguendo ciò che si sente giusto fare. Soltanto così le cose si
metteranno al loro giusto posto perché soltanto così faremo ciò per cui siamo
nati, soltanto così ci sentiremo vivi.
micheleputrino@email.it
micheleputrino@email.it
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