sabato 12 aprile 2014

Resistere

«Discendiamo da gente che è sopravvissuta a un'infinità di predatori, guerre, carestie, migrazioni, malattie e catastrofi naturali e che ci ha trasmesso i propri geni. Oggi, tra le tante promesse da rotocalco, c'è posto anche per chi parla di “eliminare lo stress”. Non solo ciò è impossibile, ma sarebbe anche inutile: noi siamo costruiti per convivere quotidianamente con lo stress. […] è la resilienza a essere la norma negli esseri umani, non la fragilità. […] Il termine “resilienza” proviene dalla metallurgia: indica, nella tecnologia metallurgica, la capacità di un metallo di resistere alle forze che vi vengono applicate. Per un metallo la resilienza rappresenta il contrario della fragilità. Così anche in campo psicologico: la persona resiliente è l'opposto di una facilmente vulnerabile. […] [In sostanza indica] l'atteggiamento di andare avanti senza arrendersi, nonostante le difficoltà». Queste magnifiche parole, tratte dall'ottimo libro di Pietro Trabucchi Resisto Dunque Sono, racchiudono in sintesi cosa la vita è nei fatti: un gioco duro in cui bisogna imparare ad amare l'atto di avanzare sempre più e, quindi, a resistere.

L'attuale civiltà avanzata in cui ci ritroviamo a vivere ha molti pregi per la quale dovremo essere sempre grati ai nostri predecessori, ma ha anche in sé alcuni difetti che ci impediscono di vivere degnamente; tra questi spiccano certamente auto-compassione, auto-indulgenza, esagerato consumismo e, ultimo ma non meno importante, smisurato egocentrismo. Perché queste caratteristiche sono dei difetti? Perché ognuna di esse ci allontana sempre più dallo spirito di sacrificio, fattore fondamentale per affrontare con una certa serenità gli eventi della vita. Sembra una contraddizione in termini “sacrificarsi per vivere sereni”, eppure è così.
«Fa comodo anche a noi» continua Trabucchi «condividere una visione di noi stessi deboli e inermi sotto i colpi della vita; perché questo ci permette di non impegnarci a fondo, di non prenderci fino in fondo tutte le responsabilità. E, alla fine, ci consente pure di lamentarci. Tutti gli esseri viventi, di fronte agli stimoli ambientali, si adattano o muoiono; gli unici che contemplano una terza possibilità, quella di auto-commiserarsi, sono gli esseri umani». Sono parole dure, ma sono parole vere. In realtà, se ci fermiamo a riflettere, possiamo notare che, a lungo andare, ci crea più sofferenza l'auto-commiserazione che l'imparare a resistere ai duri colpi della vita e a proseguire per la nostra strada con tenacia senza arrenderci. Un piede senza calli si ferisce facilmente, ma i calli si ottengono soltanto dopo innumerevoli colpi.
Tutto questo significa diventare “insensibili”? Assolutamente no! Troppe volte e da troppe persone è stato frainteso il concento di “essere persone tenaci” con “essere persone fredde e ciniche”. Se si fa questo si perde il principio primo che consiste nell'essere in armonia con il Tutto e, quindi, si perde il sapore della vita; se facciamo questo diventiamo soltanto delle spietate e fredde macchine calcolatrici che nulla hanno a che fare con l'umano. No, non è questo. Dobbiamo imparare a essere persone coraggiose, tenaci e resistenti proprio per il motivo contrario, e cioè perché è il modo giusto di agire per assicurare un futuro prospero alle persone che più amiamo, a cominciare dai nostri figli fino a quegli occhi che incontriamo per caso per strada che ci regalano quel sorriso che, seppure per un istante, ci riempiono di gioia; dobbiamo lottare perché ogni passo in più che compiamo contro mille avversità riempie di senso la nostra vita; dobbiamo lottare perché l'universo è in eterna espansione e soltanto chi vive in armonia con esso, seguendo la sua stessa corrente, viaggia verso la giusta direzione; dobbiamo lottare perché se vogliamo essere amati dobbiamo imparare ad amare, e si ama sempre soltanto chi è disposto a sopportare mille sacrifici per difendere questo amore.
Imparare a resistere non è una possibilità che si può o no scegliere nella vita. Imparare a resistere è una necessità che bisogna assumere come certezza se si vuole vivere, perché vivere è come camminare: c'è bisogno dell'attrito per poterlo fare.

Michele Putrino


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