lunedì 30 novembre 2015

Come difendersi dai Rompiscatole

Quotidianamente ci ritroviamo a essere attaccati da qualcuno che sembra abbia bisogno di uno scontro con noi per avere conferma della sua esistenza. Certo, questo a lui può giovare: in fin dei conti tutti abbiamo bisogno dell'attrito per poter camminare. Ma giova anche a noi? A essere del tutto onesti, forse qualche volta sì: di tanto in tanto, in effetti, è piacevole qualche scontro "poco logico", giacché risveglia in noi quelle forze e quelle energie che magari da troppo tempo erano rimaste sopite. Nella maggior parte dei casi, però, non è affatto così: magari abbiamo già una miriade di problemi da affrontare e di certo non c'è bisogno che qualcun altro si aggiunga come “rompitore”. Eppure, al di là della nostra volontà, questi “rompitori” si presentano. Vediamo allora come, attraverso delle semplici regole, possiamo affrontarli e uscirne vittoriosi.

  1. Sospendete le affermazioni. Di solito, quando ci sentiamo attaccare, la prima cosa che tendiamo a fare è contrattaccare con una nuova affermazione del tipo: “Tu accusi me di essere sempre in ritardo? Ma se tre giorni fa ti ho dovuto aspettare più di mezzora!”. Se in futuro avete intenzione di continuare con questo "metodo", state pur certi che vi infilerete ancora una volta (come certamente vi è già accaduto miriadi di volte nel passato) in un vortice senza fondo, dato che il  vostro accusatore si sentirà in dovere di affermare qualche altra grande verità su di voi a conferma della sua tesi. Quindi, prima di ogni altra cosa, spegnete il “programma affermazioni” e accendete il “programma domande”. E adesso vediamo perché.
  2. Fate domande. Se dunque le vostre affermazioni sono come micce che consegnate al “rompitore” per continuare a far esplodere le sue “bombe verbali” contro di voi, è sufficiente iniziare a fare delle domande per disinnescarle del tutto. Il motivo è semplice: una domanda porta fuori dallo schema di attacco che si era prefigurato l'interlocutore e lo conduce in un campo diverso. Ad esempio, se il “rompitore” dice “Indiana Jones è il più grande personaggio di avventura di tutti i tempi!” e voi ribattete “Ma cosa dici? Jack Sparrow è il personaggio per eccellenza!”, è ovvio che l'altro ribatterà a sua volta con più forza e così via. Al contrario, se dopo la sua affermazione voi chiedeste: “Hai mai notato come gli autori, nel creare il personaggio di Jack Sparrow, si siano ispirati a Indiana Jones migliorandone alcuni aspetti?”, chiaramente rompereste il suo schema “io sono più forte di te” e lo portereste su un terreno per voi più vantaggioso. In sostanza, ponendo delle domande trasformate un attacco in un dialogo; dialogo di cui siete voi adesso ad avere tra le mani le redini.
  3. Se non funziona, restate in silenzio. Naturalmente la strategia descritta nei due punti precedenti non sempre funziona. Tante volte, infatti, nel fare qualche domanda il vostro “rompitore” non vuole sentire ragioni e magari risponde con un “sì sì” ironico, con un “Ma chi se ne frega” oppure cercando di ridicolizzarvi in qualche modo. In questi casi (molto comuni) cosa bisogna fare? Semplice: restate in silenzio. Il silenzio, infatti, è quasi sempre imbarazzante se calato di colpo in una conversazione. E poiché la mente difficilmente riesce a reggere a lungo questa situazione, il “rompitore” comincerà a parlare pur di uscirne; e per uscirne dovrà ricreare un dialogo; e per creare un dialogo dovrà avvicinarsi alla vostra posizione. Se invece parlerete (anche ponendo una semplice domanda), gli offrirete una via di fuga su di un piatto d'argento.
  4. Se nessuna di queste strategie funziona, la prossima volta che lo incontrate cambiate strada: è un bigotto o un idiota e, quindi, di nessuna utilità per la vostra vita.

Adesso avete degli strumenti per levarvi dalle scatole i rompi-scatole. Sono certo che vi torneranno utili molto presto.

Michele Putrino


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