La demonizzazione dell’aggressività in favore di un mondo tutto “rose e fiori” sembra essere diventata la legge sovrana degli ultimi decenni. Ebbene, anche se in molti non lo sanno, questa visione della vita compare puntualmente durante il corso della storia umana quando una civiltà si appresta al suo declino. Così è accaduto ai babilonesi, agli egizi, ai greci, ai romani e persino alla civiltà rinascimentale. E adesso sta succedendo a noi.
Ho consapevolmente deciso di utilizzare la parola aggressività rispetto ad altre più “politicamente corrette” per far cogliere al lettore, in modo fortemente emotivo, che è necessario controbilanciare l’equazione rispetto alla situazione attuale.
Ogni volta che un popolo eccede troppo nel benessere smette di affrontare la durezza della vita e, così, ogni individuo che ne fa parte si “ammorbidisce” talmente tanto che anche la più piccola e insignificante minaccia lo terrorizza. Ne consegue che, come un animale ferito, si nasconde in una delle sue tane che lo tengono lontano dai pericoli e che, per l’uomo moderno, sono, oltre che la propria casa, l’eccesso di alcol, di droghe e di sesso, lo sfrenato desiderio di viaggiare, il rinchiudersi in qualche mondo immaginario e, caso molto comune negli ultimi tempi, il cercare di auto-convincersi e di convincere gli altri che tutto può diventare bello, meraviglioso e stupendo solo “pensando positivo” e stampandosi sul viso, ventiquattrore al giorno, un sorriso a trentadue denti. Quest’ultimo caso (a mio parere il più pericoloso perché si tratta di un lupo travestito da pecora) è stato importato dal mondo americano che, essendo un popolo in genere molto ignorante nei riguardi della storia e della filosofia, non sa che questo genere di “modo di vedere il mondo” è stato già più volte teorizzato e messo in pratica in passato con esiti, come ho già accennato, terribilmente fallimentari. Insomma, la vita non è e non può essere soltanto amore ma è anche guerra.
Lo sappiamo perché è anche il buon senso a dircelo: non può esistere luce senza oscurità, vittoria senza sconfitta, felicità senza sofferenza, costruzione senza distruzione, vita senza morte, serenità senza aggressività. Ebbene, tutto ciò l’uomo lo sa da sempre ma, in quei periodi in cui si ritrova a vivere troppo nella “luce”, si dimentica dell’esistenza dell’altra faccia della medaglia; e quando questa inevitabilmente appare, lo spaventa a morte perché non c’è cosa più terrificante di ciò che non si capisce. Ma non è solo questo. Noi, infatti, abbiamo bisogno del “lato oscuro” per poter vivere.
È possibile vivere in modo sereno senza accettare la realtà e, soprattutto, senza accettare quello che realmente siamo? Credo proprio di no. Noi umani siamo degli esseri aggressivi per natura, è inutile negarlo. Anzi, è proprio questa aggressività innata che ha fatto sviluppare così tanto la nostra civiltà, nonché la scienza e la tecnologia di cui così tanto andiamo fieri (provate ad andare a cena insieme a scienziati di buona fama: vedrete ognuno di loro lanciare sguardi agli altri pieni di odio o, quantomeno, di disprezzo). Il punto è, quindi, che senza delle buone dosi quotidiane e costanti di testosterone siamo condannati non soltanto all'inefficienza ma anche alla perdita della voglia di vivere e alla depressione (ormai anche la scienza, oltre all'esperienza, lo conferma; per approfondire l’argomento consiglio il libro della ricercatrice dell’università di Harvard Amy Cuddy Il Potere Emotivo dei Gesti; qui è possibile leggere la mia recensione). È dunque importante trovare modi per sviluppare il testosterone e non invece, come accade oggi, per reprimerlo. Ma, allora, perché l’aggressività gode di una cattiva fama?
Si crea il “problema” dell’aggressività quando questa si lega a un forte e prolungato stato di nervosismo e, quindi, di stress. È nel momento in cui si presenta questa situazione che è possibile notare l’emergere di un “eccesso di aggressività”; quando ci si trova in questo stato, infatti, si perde il controllo di ciò che sta succedendo e il tutto può diventare, come si sa, estremamente pericoloso. Dunque il problema non risiede nel “troppo testosterone” ma nell'incapacità di gestire lo stress.
Dicevamo che dobbiamo imparare ad accettare la nostra natura, e questo significa che dobbiamo imparare ad accettare non soltanto il nostro lato aggressivo ma anche il nostro lato sociale. Già perché, come diceva Aristotele, l’uomo è un animale sociale. Questo concetto esprime il fatto che, per vivere in uno stato sereno e lontano dallo stress, l’uomo deve essere ben integrato in un gruppo sociale. Ecco allora che si fa necessaria la presenza dell’altro lato della medaglia, e cioè quello che ci spinge a essere altruisti e a basare le nostre vite su qualcosa di più grande di noi e, quindi, su degli ideali.
È a fronte di questa situazione, e cioè del buon equilibrio e funzionamento di queste due forze, che si fa avanti la figura del capo, del leader. Sia esso un semplice capo reparto o il Capo di Stato di una potente nazione non importa: il leader dovrà sempre essere in grado di suscitare l’aggressività del proprio gruppo motivandolo ed entusiasmandolo e, allo stesso tempo, dovrà creare in loro capacità di autocontrollo e disciplina nonché un forte senso di appartenenza a una squadra. Colui o colei che non è in grado di fare questo non è un leader ma soltanto, nel migliore dei casi, un despota o, nel peggiore, uno sciocco che per qualche motivo si è trovato a occupare un posto di comando. Per fortuna è possibile imparare a essere un buon leader, anche nel peggiore dei casi.
Riassumendo, l’aggressività è fondamentale per vivere una vita piena, ricca, efficiente e svuotata dalle paure. Negli ultimi tempi abbiamo vissuto in un eccesso di “intellettualismo” che non ha fatto altro che ovattare le nostre menti rendendoci qualcosa di più simile ai vegetali che agli animali. È tempo, invece, di risvegliare il nostro lato animale, a meno che non si voglia fare la fine di un cactus secco nel bel mezzo del deserto.
Pubblicato
originariamente su micheleputrino.com il 23/01/2017
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