venerdì 25 ottobre 2013

Il Potere della Visualizzazione

Tutti noi siamo molto propensi a definirci “persone pragmatiche”. Con questo di solito vogliamo sottintendere che crediamo soltanto a ciò che vediamo, poiché la realtà è oggettiva e, chi si scosta da questa realtà, oltre a essere con “qualche rotella fuori posto” si condanna a non ottenere niente. Crediamo così perché questo è ciò che la nostra esperienza ci insegna. “Oggi non viviamo più nel medioevo... e poi c’è la scienza a dimostrarci ciò che è reale e ciò che non lo è”. Ebbene, forse qualcuno si stupirà nel sapere che oggi è proprio la scienza a dirci che la realtà è meno fissa di quanto fino ad adesso si sia creduto.
Grazie ai progressi tecnologici compiuti, negli ultimi decenni si è venuta a creare una nuova branca della scienza che, non soltanto sta rivoluzionando il mondo scientifico, ma nel prossimo futuro rivoluzionerà il nostro modo di concepire e vivere la vita: è la Neuroscienza. Un’affermazione un po’ troppo esagerata? Vediamo di capire di cosa stiamo parlando.
Uno dei principi fondamentali della neuroscienza è che il cervello non è semplicemente ciò che ereditiamo dai nostri geni, bensì è neuroplastico, cioè le connessioni che si creano tra i nostri neuroni avvengono sulla base delle nostre esperienze e di ciò che impariamo. Facciamo un esempio classico. Nei primi tempi in cui stavate imparando a guidare la macchina, la cosa molto probabilmente vi deve essere sembrata un’impresa impossibile. Sistemare lo specchietto retrovisore, mettere la cintura, schiacciare la frizione, inserire la marcia, accendere la macchina e bilanciare la frizione con l’acceleratore: già coordinare tutto ciò in pochi secondi appariva come un’impresa titanica. Il cuore batteva all’impazzata e sudavate, anche se fuori era pieno inverno! Chi di noi non ha pensato almeno per un istante che non sarebbe mai riuscito nemmeno a farla muovere? Per non parlare poi di quando eravamo effettivamente sulla strada: il terrore di compiere qualche errore e combinare qualche irrimediabile disastro era costante in noi anche molti giorni dopo aver conquistato l’ambita patente. Addirittura qualcuno avrà pensato di parcheggiarla e di non prenderla più: “È impossibile vivere con questo terrore!”. Eppure, un bel giorno, senza nemmeno accorgervene, tutte queste paure svanirono all’improvviso e guidare la macchina è diventato quanto di più naturale e spontaneo. Che cos’è successo? Un miracolo? Naturalmente no. La cosa è molto meno “spirituale” di quanto possa sembrare. Semplicemente, i neuroni che avete nella scatola cranica addetti alle singole azioni (guardare lo specchietto, schiacciare la frizione, inserire la marcia, ecc…) hanno iniziato a connettersi tra di loro, fino a creare una rete. Questa rete, dal momento in cui viene costituita, comincia a compiere l’azione in maniera del tutto automatica, senza il necessario intervento della vostra coscienza. In pratica, per utilizzare una terminologia informatica, avete programmato il vostro cervello. E questo è avvenuto ogni volta che avete imparato a fare qualcosa di nuovo e che oggi svolgete in maniera del tutto inconscia.
Quello che può risultare veramente “magico” di questo “sistema” è che potete imparare a fare qualcosa di nuovo, fino a farlo diventare naturale, senza la necessità di viverlo praticamente. Per poter compiere questa “magia” sono necessari soltanto due elementi che già possedete per natura: la vostra vivida immaginazione e la vostra focalizzata attenzione. Il prodotto tra questi due fattori è ciò che generalmente viene definito con la parola Visualizzazione.
Se tra venti giorni dovete tenere un discorso di fronte a una platea di un centinaio di persone e non avete mai parlato in pubblico, come fate a evitare di farvi venire un infarto al secondo gradino del palco? Semplice: visualizzando più e più volte l’evento come se stesse avvenendo sul serio. E questo perché, immaginando, i vostri neuroni inizieranno a “fare rete” ugualmente, ma solo e soltanto se si presterà una forte attenzione a ciò che state facendo. Come precisa il professor Michael Merzenich, dell’Università della California, prestare una forte attenzione a ciò che stiamo immaginando significa calarsi talmente tanto nella parte immaginata da viverla come se fosse reale: se tocco qualcosa nell’immaginazione devo sentire quel tocco, se mi agito devo sentire quell’agitazione e così via. Agendo così creeremo delle connessioni talmente forti che quando vivremo realmente l’evento la nostra mente non andrà in panico perché l’azione risulterà come un evento di routine, proprio com'è per noi il guidare la macchina.
A questo punto penso sia facile immaginare quanto rivoluzionaria potrebbe essere per le nostre vite la Visualizzazione, se entrasse a far parte del nostro quotidiano. E teniamo bene in mente il fatto che quanto detto è soltanto un piccolo accenno di ciò che la Visualizzazione, e più in generale il nostro Cervello e la nostra Mente, ci possono consentire di fare se solo imparassimo a utilizzarli bene, senza la necessità di essere degli scienziati.
È incredibile come queste capacità erano già state intuite in qualche modo dagli antichi. Aristotele diceva: «Noi siamo quello che facciamo ripetutamente», così come il Buddha: «Siamo quello che pensiamo». Ancora una volta, la scienza arriva solo a confermare ciò che la profondità dello spirito umano aveva già colto dal giardino dell’Armonia.

micheleputrino@email.it

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