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Quotidianamente ci scontriamo con
qualcuno che non soltanto non la pensa come noi ma che, addirittura, è seriamente intenzionato a umiliare e fare a pezzi sia ciò che pensiamo sia
quello che rappresentiamo. Se, ad esempio, abbiamo una riunione in ufficio dove
è necessario trovare una soluzione a un problema, quasi sempre ogni
partecipante si radica nel suo punto di vista sottolineando quanto il suo modo
di ragionare sia quello giusto mentre quello di tutti gli altri è assolutamente
sbagliato. Ne consegue, ovviamente, che anche tutti gli altri fanno la stessa
cosa, non volendo apparire come “succubi” del pensiero di un altro. La cosa
simpatica è che, in situazioni del genere, anche noi non siamo da meno: mica
vogliamo apparire come lo “zerbino” di qualcuno giusto? Ebbene, in questi casi
possono accadere due cose: o uno, per vari motivi (magari perché è il capo),
impone il proprio punto di viste su quello degli altri oppure, bene che vada,
si arriva a un “compromesso”. Ora, non so voi, ma io l’idea di ottenere un
“compromesso” – e cioè “perdere qualcosa” al fine di ottenere “almeno qualcosa”
– non l’ho mai trovata particolarmente affascinante. Il problema però è che con
questa mentalità i conflitti interpersonali diventano inevitabili. Non solo.
Quando questa “visione” prende piede tra capi di stato, allora il problema si
fa molto serio, visto che, in casi estremi, la possibilità di far scoppiare una
guerra diventa molto reale. Ma allora, qual è il giusto modo per risolvere un
conflitto visto che, come abbiamo visto, non è bene né radicarsi nella propria
posizione, né piegarsi al pensiero di chi “urla di più” e neppure raggiungere
il famoso “compromesso”? La soluzione, per quanto incredibile possa sembrare,
esiste, e non solo viene applicata da sempre dai grandi leader ma, addirittura,
ha consentito all’umanità di raggiungere gli incredibili progressi di cui tutti
noi raccogliamo i frutti. Stephen Covey, uno dei più grandi esperti di
leadership al mondo – stimato e consultato da politici e imprenditori che
occupano le posizioni più alte della nostra società – ha chiamato questa
diversa “via” per risolvere i conflitti “Terza Alternativa” o, con un termine
che utilizza egli stesso, sinergia.
Scrive Covey
nel suo ultimo libro che si intitola, appunto, La Terza Alternativa (MyLife Edizioni): «La sinergia non consente
solo di risolvere un conflitto ma
anche di trascenderlo. Lo superiamo e
diamo inizio a qualcosa di nuovo, che genera una nuova promessa ed entusiasma
le parti in causa, trasformando il futuro. [...] La sinergia è un miracolo. È
intorno a noi. Si tratta di un principio fondamentale che opera in tutto il
mondo naturale. Le sequoie intrecciano le loro radici per diventare forti,
difendendosi dal vento e crescere fino a raggiungere altezze incredibili. Le
alghe verdi e i funghi si uniscono ai licheni per colonizzare la nuda roccia e
prosperare laddove nient’altro riuscirebbe a crescere. Gli stormi che volano
formando una V fanno quasi sempre il doppio della strada rispetto a un uccello
che vola da solo, grazie alla corrente d’aria ascensionale generata dal battito
delle ali. Mettendo insieme due assi di legno, noterai che il peso che sono in
grado di sorreggere è esponenzialmente superiore a quello che il singolo pezzo
può sopportare da solo. Le minuscole particelle presenti in una goccia d’acqua
cooperano per creare un fiocco di neve unico, diverso da tutti gli altri. In
ognuno di questi casi, il tutto è maggiore delle parti”. In sostanza, per dirla
con un detto popolare, “l’unione fa la forza”. Ma come può tornare utile questo
concetto nella risoluzione di un conflitto? Ebbene, nella vecchia mentalità del
“uno vince e l’altro perde”, ciò che dice colui che è considerato “avversario” non
viene assolutamente preso in considerazione, perdendo così un punto di vista
che, se ben integrato con il nostro, può far nascere qualcosa di molto più
produttivo per noi rispetto alla nostra primaria idea, con l’ulteriore
vantaggio non solo di non avere nemici ma perfino di trovare nuovi alleati. Ed
è proprio questo il modo di pensare degli uomini e delle donne che hanno
portato incredibili innovazioni. Come diceva Albert Einstein infatti: “Non
possiamo risolvere i nostri problemi più gravi mantenendo lo stesso assetto
mentale che ci ha portato a generarli”. E dove possiamo trovare idee tanto
diverse dalle nostre, fino a stimolare un nuovo pensiero, se non in chi la
pensa diversamente da noi? Il problema però è: come faccio ad “armonizzarmi” con il pensiero del mio avversario senza
perdere posizione e addirittura guadagnandoci di più? Come sempre, infatti,
la teoria è molto bella ma... la pratica? Ecco come Covey, uomo assolutamente
pragmatico, descrive la soluzione: «“Entro in sinergia con te” solo quando ho un’autentica
considerazione positiva di entrambi e quando comprendo con chiarezza cosa sta
succedendo nel tuo cuore e nella tua mente. “Entro in sinergia con te” solo
quando supero la ristretta mentalità secondo la quale esistono esclusivamente
due possibili alternative, e una delle due è sbagliata. “Entro in sinergia con
te” solo quando adotto la mentalità dell’abbondanza, che teorizza l’esistenza
di infinite soluzioni eccitanti, gratificanti e creative, alle quali non
abbiamo mai pensato prima”». Questi quattro punti sono definiti “nuovi
paradigmi”. In particolare vorrei porre l’accento sull’ultimo punto, poiché è
parte integrante della cultura americana ma che in Europa, e in particolare in
Italia, riesce a stento a prendere piede. Infatti, purtroppo, comprendere il
fatto che l’universo è in continua crescita nonché ricco di possibilità per
migliorare e “ottenere di più”, nella nostra cultura viene quasi sempre visto
come un’eresia, giacché è convinzione di molti intellettuali che “niente può
crescere per sempre” e che è perfino giunto il momento di “decrescere”
(concetto ribadito anche da Papa Francesco nella sua ultima enciclica appena
pubblicata Laudato si’). Sebbene sia
assolutamente condivisibile la preoccupazione per come abbiamo sfruttato la Natura
e che non c’è ombra di dubbio che bisogna intensificare, anche con una certa
urgenza, la sensibilità verso i temi ambientali, questo modo di pensare va
contro il principio della sinergia che dice, appunto, che non bisogna farsi
bloccare e tornare indietro davanti a un problema, bensì bisogna andare avanti
fino a trovare una nuova soluzione molto
migliore rispetto a quelle che si ha in questo momento. Soltanto in questo
modo è possibile continuare a progredire e a creare. È molto importante
comprendere questo perché il modo di pensare che abbiamo verso “questioni
esterne” influenza, in maniera del tutto inconscia, anche il modo di fare nelle
nostre relazioni quotidiane.
«Sappiamo di
essere di fronte a una Terza Alternativa», continua Covey, «quando ci sentiamo ispirati
da questa nuova possibilità. All’improvviso tutto è più chiaro. Ci domandiamo
come abbiamo fatto a non accorgercene prima. Se intesa nel modo giusto, la
sinergia è la più alta forma di attività che si possa compiere nel corso
dell’esistenza: la vera prova e la manifestazione concreta del nostro
potenziale come individui, famiglie, gruppi e organizzazioni. [...] Troviamo
nuove alternative, delle risposte che prima non c’erano, che soddisfano le
nostre esigenze più importanti. [...] Cos’altro, se non la mentalità della
Terza Alternativa, potrà mai portare alle soluzioni innovative e sorprendenti
di cui abbiamo bisogno per risolvere i problemi più gravi?».
“Sinergia”,
quindi, è la parola che tutti noi dobbiamo augurarci di utilizzare di più in
futuro perché questo significherebbe aprire la porta a un futuro che non può
che riservarci meraviglie che oggi non possiamo nemmeno immaginare.
P.S. Nei prossimi articoli
vedremo come, seguendo sempre la linea di Covey, la sinergia possa tornare
utile per risolvere i conflitti al lavoro,
in famiglia, a scuola, con la legge e nella società.
[Martedì 30 giugno alle ore 18:30 presso il Talent Garden di Torino si terrà un mio workshop dal titolo RELAZIONARSI IN MODO VINCENTE. Coloro che fossero interessati a partecipare possono prenotare il proprio biglietto sul sito EVENTBRITE.IT oppure cliccando qui]
* Foto by geralt (Pixabay)
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