«Se
la sofferenza è la conseguenza di una colpa suscettibile di
redenzione, questa terra e l'esistenza che su questa terra si compie
sono vissute come un transito.
[…] A differenza della visione greca, per la quale la vita è
insieme crudeltà e bellezza, la visione giudaico-cristiana, con la
promessa della liberazione futura, ha potuto farsi carico e
immedesimarsi con tutta la sofferenza degli uomini, vanificando la
bellezza della vita terrena in quanto vita transeunte e denigrando
questo mondo in quanto mondo di dolore. […] Se il dolore è il
pegno della salvezza, […] all'etica della forza e della
moderazione, all'etica della dignità dell'uomo che deve saper
reggere il dolore […] la concezione cristiana, dopo aver riposto
nel dolore la garanzia della salvezza, chiede di amare il dolore
perché la sofferenza del presente è la caparra per il futuro».
Così scrive, nell'ultimo capitolo del suo importante libro
Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto (Feltrinelli
Editore), il grande filosofo e psicanalista di fama
mondiale Umberto Galimberti.
mercoledì 18 maggio 2016
giovedì 5 maggio 2016
L’unica cosa che conta è il Corpo
È
tempo di parlare chiaro, senza ipocrisie, senza più giri di
parole. Noi siamo solo e soltanto il nostro corpo. Ma se
siamo solo il nostro corpo, allora che fine fanno la nostra Mente,
la nostra Anima e il nostro Io? Ecco la
fine che fanno: la “Mente” altro non è che il cervello in
azione, l' “Anima” il nostro corpo in azione e
l' “Io” semplicemente l'identificazione del nostro corpo. Punto.
Prima sarà chiaro a tutti questo concetto e prima torneremo
a vivere.
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