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Se riflettiamo
con attenzione, ci accorgiamo che Volontà e Destino si escludono a vicenda. In
sintesi: o esiste l’una o esiste l’altra; almeno questo è vero se manteniamo il
significato di queste due parole così come le abbiamo sempre intese. Ma se la
Volontà non fosse altro che la “spinta” a compiere ciò per cui siamo nati, la
forza che ci porta a realizzare il nostro Destino?
Da qualsiasi
posizione ci poniamo a guardarlo, tutto l’esistente non potrà che essere un
Tutt’Uno: un grande sistema dove ognuno di noi è una parte fondamentale e
necessaria a tutto il resto. È sufficiente osservare l’armonia presente tra gli
animali, in una foresta o anche (incredibile!) in una grande metropoli per
rendersene conto. Ogni cosa influenza un’altra cosa che influenza un’altra cosa
e così via, fino a essere essa stessa influenzata da tutto questo movimento. E
se tutto ciò vale per ogni cosa esistente, allora vale anche per ognuno di noi.
Non appare dunque ovvio che ogni essere umano – nessuno escluso – ha uno scopo, una missione da compiere? Ma la domanda che, altrettanto ovvia, può
sorgere a questo punto è: “Se non ne sono a conoscenza, come faccio a capire
qual è il mio ruolo in questo mondo?”. La risposta è più semplice di quanto
possa sembrare: “Non devi chiederti qual è il tuo “ruolo” poiché esso si
rivelerà soltanto in un modo, e cioè seguendo
la tua volontà”. La Volontà è la bussola che ci indica le strade necessarie
da percorrere per il nostro viaggio. Per quanto “sbagliate” queste strade
possano sembrare, ciò che la nostra volontà ci obbliga a fare è ciò che è che necessario al fine di compiere lo
scopo per cui siamo nati.
Dunque perché
vivere quotidianamente con tensioni e paure?
È vero, ognuno
è spinto da un proprio destino, ma questo non deve essere visto come un “diventare
passivi” davanti agli accadimenti della vita. Tutt’altro! Il comprendere questo
ci tranquillizza di fronte alle “spinte” che sentiamo all’interno del nostro
animo, quelle spinte che ci fanno dire “io voglio!”. Già perché sono proprio
quelle spinte che ci dicono “tu sei nato per fare questo!”. E allora ecco che
vediamo svanire di fronte ai nostri occhi ogni “rammarico”, ogni “risentimento”
e ogni “angoscia” per gli “errori” che abbiamo compiuto in passato: essi
infatti non sono “errori”, bensì necessità per cui siamo venuti al mondo. Come
scriveva Nietzsche: «Il nostro destino esercita la sua influenza su di noi anche
quando non ne abbiamo appreso la natura». Qualcuno potrebbe obiettare che
questo, per qualche natura “violenta”, potrebbe suonare come un invito a
persistere e incrementare la sua violenza. Io invece sono convinto che, sebbene
qualche “mente debole” possa cadere nell’immediato in questo errore, a lungo
andare una siffatta visione del destino porterebbe un grande equilibrio e vero
rispetto tra noi esseri umani. Se io domani mattina, ogni volta che incontro
una persona la vedo come parte del Tutto e vedo che ogni sua azione ha un perché
finalizzato al grande ordine delle cose, come potrei mai adirarmi contro di lui?
Certo, magari lo fermerò se lo vedrò agire contro qualcosa che io ritengo
sbagliata, ma non lo giudicherò, non lo odierò. Sembra strano che si possa
agire contro qualcuno senza odiarlo? Allora immaginate per un istante di essere
dei pastori: voi potreste mai odiare
e giudicare un lupo che cercherà di
prendere una delle vostre pecore? Naturalmente no. E perché? Perché sapete che
il lupo si muove secondo la sua natura... ma anche voi vi muoverete secondo la
vostra natura, che è quella di custode del gregge! In sostanza è un po’ il “rispetto
per il nemico” che si predicava nell’antichità, proprio perché nell’antichità
si era coscienti che è tutto un grande
gioco delle parti.
Come diceva,
con magnifiche parole, Martin Luther King:
“Se non puoi essere un albero, sii un cespuglio.
Se non puoi essere un'autostrada, sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole, sii una stella.
Sii sempre il meglio di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere. Poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita”
Se non puoi essere un'autostrada, sii un sentiero.
Se non puoi essere il sole, sii una stella.
Sii sempre il meglio di ciò che sei.
Cerca di scoprire il disegno che sei chiamato ad essere. Poi mettiti con passione a realizzarlo nella vita”
Iniziamo a
realizzare il destino per cui siamo nati e finalmente inizieremo a vivere.
Io credo che il destino esista, molto siamo condizionati dal luogo in cui nasciamo e viviamo, dalla famiglia e da tanti altri fattori, per cui credo che siamo liberi di costruire qualcosa e di avere libertà di scelta in un raggio di azione che ci compete! Non dipende molto dalla nostra volontà ma dalle opportunità che ci circondano. Decidere di essere Re di una nazione è letteralmente impossibile se non sono il figlio di un reale!
RispondiEliminaCaro Putrino leggo spesso i tuoi articoli e molti li condivido. Permettimi di dissentire per esperienza personale su questo tuo concetto legato alla volontà.
RispondiEliminaConcordo pienamente nel credere che con la forza di volontà si possono e si devono superare i piccoli e grandi ostacoli della vita .
Ma credo che ognuno di noi abbia un percorso prestabilito dalla nascita fino alla morte; per quanto possiamo deviare la rotta dobbiamo comunque cercare di raggiungere il fine a noi predestinato.
Ora in balia dei continui fallimenti, come del resto hai sottolineato, spesso si tende a mollare ed in alcuni casi per spirito di conservazione a cercare nuove soluzioni una volta attuate tutte le vie per sovrastare l’ostacolo; dopo innumerevoli sforzi e spreco di energie, si tende a vivere una situazione di sconforto spesso legata a stati emotivi ambivalenti e contrastanti che portano inevitabilmente ad un “ crash di sistema “ senza alcuna possibilità di resettare come facilmente si può fare con una macchina …
Il tutto porta a una situazione di stallo e di sconforto che, se non aggredita in tempo con opportune manifestazioni positive in altri campi o da elementi esterni che possano far tornare la speranza, può causare una deflagrazione mentale che porta a stati di autolesionismo e ferma decisionale e, nei casi peggiori, al suicidio .
Quest’ultimo credo che sia la soluzione ottimale per finire di soffrire e per spegnere ogni altro sgradevole avvenimento che la vita propone giornalmente ai predestinati ovvero a coloro che sono scelti dal destino come vittime prestabilite e alle quali, superato un grosso problema, si presenta subito un altro come in un video gioco dove il livello successivo ha un grado maggiore di difficoltà.
Naturalmente parlo per esperienza personale e non voglio negare che in quei pochi momenti positivi che la vita mi ha gentilmente concesso ho visto “ il bicchiere mezzo pieno “; ma ciò non toglie alla concretezza dei fatti che alcune persone riescono con molta fortuna a raggiungere traguardi ragguardevoli ed audaci in quasi tutti i campi che determinano lo stato di felicità dell’individuo mentre altri come me soccombono cercando di rimandare l’inevitabile nella speranza che qualcosa possa cambiare: è un po’ come vivere, al pari di “ Robinson Crusoe “, in un’ isola deserta con la consapevolezza che non esistono molte soluzioni per ritornare a casa se non la speranza unica che un vascello passi da quelle parti e, per quanto ti ostini ad accendere giornalmente un falò al fine di segnalare la tua presenza alle navi in transito, devi sperare in primis di essere visto ed in un secondo momento soccorso.
Manuel Bosco