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Quotidianamente ci scontriamo con
qualcuno che non soltanto non la pensa come noi ma che, addirittura, è seriamente intenzionato a umiliare e fare a pezzi sia ciò che pensiamo sia
quello che rappresentiamo. Se, ad esempio, abbiamo una riunione in ufficio dove
è necessario trovare una soluzione a un problema, quasi sempre ogni
partecipante si radica nel suo punto di vista sottolineando quanto il suo modo
di ragionare sia quello giusto mentre quello di tutti gli altri è assolutamente
sbagliato. Ne consegue, ovviamente, che anche tutti gli altri fanno la stessa
cosa, non volendo apparire come “succubi” del pensiero di un altro. La cosa
simpatica è che, in situazioni del genere, anche noi non siamo da meno: mica
vogliamo apparire come lo “zerbino” di qualcuno giusto? Ebbene, in questi casi
possono accadere due cose: o uno, per vari motivi (magari perché è il capo),
impone il proprio punto di viste su quello degli altri oppure, bene che vada,
si arriva a un “compromesso”. Ora, non so voi, ma io l’idea di ottenere un
“compromesso” – e cioè “perdere qualcosa” al fine di ottenere “almeno qualcosa”
– non l’ho mai trovata particolarmente affascinante. Il problema però è che con
questa mentalità i conflitti interpersonali diventano inevitabili. Non solo.
Quando questa “visione” prende piede tra capi di stato, allora il problema si
fa molto serio, visto che, in casi estremi, la possibilità di far scoppiare una
guerra diventa molto reale. Ma allora, qual è il giusto modo per risolvere un
conflitto visto che, come abbiamo visto, non è bene né radicarsi nella propria
posizione, né piegarsi al pensiero di chi “urla di più” e neppure raggiungere
il famoso “compromesso”? La soluzione, per quanto incredibile possa sembrare,
esiste, e non solo viene applicata da sempre dai grandi leader ma, addirittura,
ha consentito all’umanità di raggiungere gli incredibili progressi di cui tutti
noi raccogliamo i frutti. Stephen Covey, uno dei più grandi esperti di
leadership al mondo – stimato e consultato da politici e imprenditori che
occupano le posizioni più alte della nostra società – ha chiamato questa
diversa “via” per risolvere i conflitti “Terza Alternativa” o, con un termine
che utilizza egli stesso, sinergia.