In
un'intervista
rilasciata qualche mese
prima di morire, uno dei più celebri registi italiani, Mario
Monicelli, ha definito la Speranza
«una trappola». Non è il solo, tra i grandi della cultura, che
vedeva la Speranza
come qualcosa di estremamente negativo. Quasi centocinquanta anni prima Friedrich Nietzsche aveva definito la speranza come «il peggiore
tra i mali». Ma in realtà,
per quanto a noi gente
dell'era moderna possa sembrare strano, vedere
la Speranza
come un qualcosa di falso, negativo e ingannevole
era del tutto normale per
gli Antichi: è sufficiente pensare al famoso mito greco di Pandora,
dove la Speranza si trovava
sul
fondo del vaso in cui Zeus aveva racchiuso tutti i mali del mondo.
Eppure per noi oggi la
Speranza sembra essere il “bene supremo”. Ma è veramente così?
Se ci riflettiamo un attimo sembra proprio di no. Quante volte abbiamo fortemente sperato
di vedere
gli eventi prendere una certa direzione, per poi soffrire molto
perché le cose sono andate
in tutt'altro modo? Oppure di veder realizzato
quello in cui avevamo sperato
per poi restare del tutto insoddisfatti e dire magari “tutto
qui?”.
Come
sempre, se si vuole capire il come e il perché di una certa
determinata situazione in cui ci si ritrova a vivere, è
bene guardare alla storia e al come si sono susseguiti gli eventi. Abbiamo già
visto nell'articolo
“Ecco perché oggi il mondo sembra non avere senso”
che nell'era precristiana la vita degli individui era scandita
essenzialmente dal
cercare di armonizzarsi con la Natura e, quindi, con ciò che
avveniva nel quotidiano; di conseguenza, per
gli Antichi la vita consisteva nel
vivere
nel presente ed appariva
giusta così com'era
perché l'uomo si percepiva soltanto come una
parte
del Tutto soggetto a forze che non gli era lecito capire ma
con cui, appunto, si doveva armonizzare svolgendo la parte che gli
era stata assegnata. Dato ciò, per gli uomini dell'era precristiana
sarebbe stato non solo sciocco “sperare” in qualcosa di meglio - visto che già tutto veniva percepito come "in
perfetto ordine" - ma sarebbe
stato
anche dannoso
perché questo avrebbe significato non accettare il
ruolo che era stato assegnato dalle forze superiori e, pertanto, questa inadempienza sarebbe stata punita con la sofferenza.
Con
il cristianesimo, invece, la “vita vera” e la “salvezza”
vengono collocati nel futuro (il giudizio
universale
e la risurrezione
dei corpi)
e nell' al
di là
(Paradiso,
Purgatorio
e Inferno);
in
sostanza con il cristianesimo la Speranza non
solo diventa un valore ma addirittura acquisisce una funzione
centrale per la fede cristiana;
infatti il cristianesimo non avrebbe più senso se non esistesse la speranza
di
vivere
una vita futura migliore nel “regno dei cieli”.
Negli ultimi tempi, la credenza in una vita nell' al di là è andata sempre più affievolendosi; però la “speranza di
vivere
una vita migliore” è rimasta, proiettata questa volta in un futuro
prossimo.
Ecco dunque da dove deriva la percezione di vivere
un'eterna infelicità: se “spero” che domani andrà
meglio vuol dire che non accetto la vita che
sto vivendo adesso; e così mi “drogo” con chissà quali immagini di mie glorie
future fino a quando un giorno qualche
evento mi obbligherà a guardare in
faccia la realtà facendomi
cadere in uno stato di disperazione.
Fateci
caso: esiste
uno stato emotivo peggiore del sentirsi “disperati”? La
parola “disperare” è il negativo dello “sperare”; di
conseguenza, ci si può trovare in un forte stato di disperazione
soltanto se prima si è fortemente sperato
(è
interessante notare come
il famoso detto
popolare “Chi di speranza vive disperato muore” sia
profondamente vero).
Alla
luce di tutto ciò è dunque
vitale
per tutti noi
tornare a vivere in connessione col
presente e
dunque
con il modo che ci circonda. Per
fare questo il primo passo fondamentale è tornare ad apprezzare,
conoscere e armonizzarci con il nostro corpo
che è la nostra prima e più diretta connessione con la realtà, con
la natura. Come
è
solito dire Umberto Galimberti (e come tutti i bravi studiosi della
mente umana sanno): «Il malessere
coincide
con la scissione
dell'Io dal corpo; il benessere
è invece la perfetta armonia
dell'Io con il corpo».
È
giunto dunque il momento di liberarci
da questo lupo travestito da agnello, di
questa “trappola” terribile che
è la Speranza, per vivere finalmente l'armoniosa e serena vita per
cui tutti
noi
siamo nati.
Nessun commento:
Posta un commento